domenica 13 dicembre 2009

Beneficenza Genoa...



Dopo Chievo, Cagliari e Livorno, l'esercito delle salvezza rossoblù rilancia anche la Lazio. Prosegue la beneficenza del Genoa che, contro squadre in piena crisi, sfodera spesso prestazioni sottotono, concedendo così ossigeno agli agonizzanti attacchi avversari. Se a questo si aggiungono alcuni azzardi nella formazione iniziale, errori arbitrali e anche un pizzico di sfortuna, la formula della sconfitta è presto svelata. Ma bando alle recriminazioni, la Lazio ha meritato. E anche il giudizio sul Genoa non può essere severo oltremodo: l'andamento altalenante è frutto di una chiara carenza di organico a centrocampo e in difesa. Il Grifo è in grado di alternare prestazioni bellissime a partire inguardabili nell'arco di soli 7 giorni. Una sorta di Giano bifronte che fa comunque sperare in previsione della decisiva sfida in Europa League contro il Valencia.

Scarpi: 6. Promosso ormai titolare al posto di Amelia, in occasione del goal di Kolarov si adagia sul manto erboso dell'Olimpico come nelle tradizionali uscite a Pasquetta! Le sue responsabilità sono comunque limitate.

Biava: 5. Picchia come un mastro ferraio. Si becca un'ammonizione ingiusta, ma spesso è fuori tempo sulle palle profonde. A Genova lo definirebbero così: sgaibou!

Moretti: 4. Di-sa-stro-so. In anticipo su Kolarov, decide inspiegabilmente di disinteressarsi del pallone per ingaggiare un duello fisico con il serbo. Lo perde puntualmente e il giocatore laziale punisce Scarpi con un preciso diagonale. L'attenuante di giocare fuori ruolo da inizio stagione, in questo frangente, non regge.

Bocchetti: 4.5. Prosegue nel suo processo involutivo. Quale sarà il prossimo stato di Sasà? Quello visto a Roma, lo inchioda alle sue responsabilità. Entrate fuori tempo, palle perse, imprecisione nei rilanci...etc, etc. In occasione dell'espulsione si fa tagliare fuori da Rocchi, lo affossa lucidando la capa pelata del trentaduenne attacante laziale e lascia il Genoa in 10. No comment.

Rossi: 5.5. Anche il capitano incappa in una giornata poco positiva. Sbaglia diversi appoggi e non è incisivo come al solito. Confusionario.

Milanetto: 6. Finchè rimane in campo, come al solito, è il fosforo della manovra genoana. Il tempo di prendersi un ammonizione, un bel lancio per Rossi e tanto, anzi tantissimo, ordine. Indispensabile. Zapater: 5. Gioca una partita totalmente anonima, non si nota né in bene né in male. Forse è a Genova per seguire il progetto Erasmus! Ectoplasma.

Juric: 5. A centrocampo fa un casino incredibile. Rallenta la manovra, non ne recupera mezza e da un suo calcio d'angolo mal battuto parte l'azione che porterà al vantaggio biancoceleste. Prende un palo.

Criscito: 6. E' tra i pochi che si salva. Per aiutare la difesa limita le sue sfuriate offensive. Ogni tanto fa qualche sbavatura, ma è il più ordinato tra i suoi.

Mesto: 4. La specialità di giornata è lo stop ad inseguire: gli avversari prendono la palla in anticipo e lui rimane con un pugno di mosche! Quando ha campo libero va a cercare gli avversari, quando dovrebbe andare sul fondo non lo fa. Lo sa che gioca nel Genoa? L'unica cosa giusta la fa a metà primo tempo: la palla gli sbatte addosso. 1' s.t. Palacio: 6. Entra nella ripresa e non fa rimpiangere Mesto. Ma ci voleva davvero poco. Prova a tenere in allerta la difesa laziale, ma prende un sacco di calci.

Sculli: 5. Gasperini continua a proporlo come punta centrale, ma non sempre è derby! Il sultano corre e si impegna, ma forse, in certe partite, ci vorrebbe più peso là davanti.

Palladino: 5. Era in campo? Boh...dal 23' s.t. Sokratis: 6. Con il Genoa in 10, copre bene e si propone in avanti. Teniamocelo stretto.

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domenica 6 dicembre 2009

Il Genoa spreca, il Parma no




Dopo la sbornia del derby, il Genoa pareggia contro il Parma. Ma è giusto sottolineare che quello contro i ducali è un buon punto: dopo essere passato in vantaggio e aver sfiorato più volte il colpo del ko, il Genoa si è fatto raggiungere e sorpassare dai guizzi di Biabiany. Il goal di Palladino, infine, ha ristabilito la parità iniziale. Nonostante i troppi errori sotto porta, la squadra di Gasperini ha disputato una buona partita, pagando forse a caro prezzo alcune delle distrazioni che spesso si concede. Tante emozioni e tanti goal: lo spettacolo è sempre di casa al Ferraris. Forse troppo!

Scarpi: 6. Gasperini lo premia per la sua professionalità e lo promuove titolare. Ogni volta che viene chiamato in causa, il buon Alessio risponde presente. E pazienza se sul pareggio di Biabiany la palla gli passa sotto le gambe. Intramontabile.

Rossi: 7. Altra prova maiuscola. Senza Biava e Sokratis è costretto a giocare più arretrato. Dopo lo svantaggio è lui a tenere su la baracca là dietro. Non solo, ha addirittura la forza di proporsi in avanti. Continuo.

Moretti: 5,5. In occasione del pareggio parmense si addormenta assieme a Bocchetti: a Biabiany non pare vero e si invola solitario verso Scarpi. Anche se il centrale non è il suo ruolo, certi errori vanno evitati. Meno preciso che nelle precedenti partite è sembrato svagato e distratto. Che sia già in clima Valencia?

Bocchetti: 5. Se le partite di campionato fossero tutte dei derby, Sasà sarebbe il miglior terzino d'Europa. Purtroppo la stracittadina ricorre solo 2 volte a torneo e, dopo la bella prestazione di una settimana fa, contro il Parma fa qualche passo indietro. In occasione del pareggio sbaglia ad accorciare e rimane tagliato fuori. Spesso si incarta sul pallone, rallenta la manovra difensiva e lancia a sproposito palloni verso l'attacco. Legoland.

Criscito: 6. Il goal del vantaggio parmense è, in parte, sua responsabilità: sul cucchiaio di Galloppa si fa trovare totalmente sorpreso. Lanzafame ha la possibilità di stoppare indisturbato e di servire Biabiany in mezzo all'area. Per il resto, normale amministrazione.

Mesto: 5. Si fa notare solo quando perde palla. Per il resto è come se in campo non ci fosse. Ogni altro commento è superfluo. Dal 34 s.t Tomovic: sv. Anche se gioca 10 minuti, si fa apprezzare per alcune buone discese sulla fascia destra. In una di queste Lucarelli tocca di mano in area, ma Brighi sorvola non fischiando il penalty.

Milanetto: 7. Ripete la bella prestazione del derby: tanto gioco e altrettanta precisione. Come sette giorni fa sarebbe anche autore di un goal, ma la terna arbitrale annulla per fuorigioco inesistente. Gigante.

Juric: 5.5. Di fronte a giovani come Dzemaili e Galloppa si trova in difficoltà. Spesso corre a vuoto e in fase di possesso è poco lucido. Troppo falloso in situazioni che non lo richiederebbero. Ammonito.

Palacio: 7. Gioca solo un tempo, ma che gioia vedere la Joya! Il suo primo goal in serie A è un capolavoro di corsa, tempismo e tecnica. Al povero Lucarelli non resta che lasciarlo andare verso Mirante e gonfiare la rete. Purtroppo non ha nelle gambe i 90' minuti e senza di lui il Grifone è troppo prevedibile. Talento sopraffino. Dal 1 s.t Floccari: 6. Si impegna su ogni pallone e sportella con Panucci e Paci. Si sacrifica tantissimo e non è determinante solo perchè non gli arriva un solo pallone giocabile. Merita fiducia.

Sculli: 6. Gasperini lo ripropone come punta centrale, ma i risultati sono meno soddisfacenti rispetto al derby. Come al solito non si risparmia e corre come un forsennato su ogni rimbalzo. Nel secondo tempo passa sulla fascia e si divora il goal del possibile vantaggio. Duracell. Dal 40' st Crespo: sv.

Palladino: 7. Nonostante si divori due palle goal clamorose e, nonostante abbia peccato di egoismo in almeno una di queste circostanze, Palla è il giocatore che nel momento più difficile della partita si è caricato sulle spalle il peso dell'attacco. Il goal del pareggio è un colpo di biliardo, potente e preciso, che non lascia scampo a Mirante. Imprevedibile.

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domenica 29 novembre 2009

E son di nuovo 3...



Va al Genoa il 101esimo derby della Lanterna. E con pieno merito. 3 reti a zero, 2 pali e una mezza dozzina di azioni da goal sono il tabellino di una partita che, in campo, non ha avuto davvero storia. Troppa la fame del Grifone, troppo poca la resistenza opposta dalla Samp. La mossa a sorpresa di Gasperini è stata quella di non presentare alcun centravanti di ruolo nel tridente di attacco, un azzardo che ha fatto saltare i meccanismi della difesa blucerchiata, sempre in affanno su Sculli, Palacio e Palladino. Dall'altra parte, invece, solo Cassano ha tentato di illuminare il buio siderale della squadra di Del Neri, ma il barese ha alzato bandiera bianca già alla fine del primo tempo. A conti fatti, anche senza i fuoriclasse che hanno caratterizzato le due precedenti edizioni del derby, il Genoa ha dimostrato di essere una squadra più compatta della Samp, ma, soprattutto, di poter contare su un miglior gioco di squadra, scevro dalla buona verve dei singoli.
E via con il pagellone...

Amelia: s.v. Mai chiamato veramente in causa, vive praticamente da spettatore il suo primo derby della Lanterna. Inoperoso.

Biava: 5. E' autore di un primo tempo preciso e senza sbavature, marca Cassano a uomo e spesso lo ferma anche con le cattive. Non si riesce a capire cosa gli sia frullato in testa in occasione della seconda ammonizione: un fallo di mano assurdo e inutile che avrebbe potuto compromettere la partita. Ingenuo.

Moretti: 6,5. Questa volta dirige la difesa davvero bene, detta i tempi al reparto e giganteggia sulle palle alte, senza mai fare entrate brusche. Esperienza.

Bocchetti: 7. Finalmente ritorna il giocatore dello scorso anno. Gioca sull'anticipo e quasi sempre ferma Pazzini, davvero mai pericoloso dalle parti di Amelia. Ogni tanto sbaglia ancora qualche appoggio ma, nel complesso, offre davvero una prova convincente. Il ritorno di Sasà!

Rossi: 7. L'unico e inimitabile! Cuore, corsa, assist e goal: il raddoppio è il giusto premio per il capitano. Determinante.

Milanetto: 7,5. Vogliamo un parlare di Omar. Bene, facciamolo. E' semplicemente il demiurgo del gioco rossoblu: segna il goal del vantaggio, imbecca Rossi in occasione del raddoppio e per un soffio sfiora la doppietta con un colpo liftato. Copre, pressa e vince il duello a distanza con Palombo. E' sicuramente l'uomo derby, sempre in polemica con gli avversari e spesso anche con l'arbitro. Factotum.

Juric: 7. Il ritorno del croato rende più tangibile quanto fosse pesante la sua assenza. A centrocampo morde come un pittbull e recupera un sacco di palloni che cede diligentemente a Milanetto. Il suo è un lavoro sorco, ma lui è un vecchio bucaniere. Guerriero.

Criscito: 6,5. Ultimamente, per puntellare il reparto arretrato, Gasperini lo fa giocare maggiormente in copertura. Il buon Mimmo, infatti, limita le sortite offensive giocando da quarto di difesa. Ma quando si affaccia nella metà campo blucerchiata sono dolori. Anche lui prende amorevolmente in custodia Cassano. Diligente.

Palacio: 7. La trenza è nettamente in crescita. In soli 45' mette in mostra tutto il suo repertorio: corsa, dribbling, stop e assist. Peccato per l'espulsione di Biava che costringe Gasperini a richiamarlo in panchina. Letale. 46' p.t Sokratis: 6.5. Entra in un momento delicato. In alcune situazioni è un po' approssimativo su Cassano, ma sa proporsi anche in avanti. E con effetti atomici sulla difesa doriana: un goal sfiorato e un rigore procurato. Assieme a Palacio, popola gli incubi del povero Reto Ziegler.

Sculli: 6.5. Mezzo voto in meno per l'egoismo dimostrato nel primo tempo. Solo davanti a Castellazzi, preferisce tirare invece che servire Palladino. Poi mente spudoratamente rivelando di non averlo visto. Conoscendo Beppe, non ci crede nessuno. In lite con Cassano, cercava il goal personale: ma se fosse stato più lucido la partita si sarebbe potuta chiudere già metà del primo tempo. Per il resto, baciamo le mani al sultano della Locride. Inesauribile. Dal 26' s.t Floccari: sv.

Palladino: 7. Ennesima grande prestazione, sembra un giocatore d'altri tempi. Cerca la giocata anche quando non è necessaria e solo per lo spettacolo. Nel primo tempo gioca sulla fascia e fa ammattire Cacciatore, nel secondo, invece, si carica sulle spalle il peso dell'attacco. Chiude la partita con un rigore preciso a fil di palo. La sua esultanza? Una goduria per i genoani, una giusta incazzatura, invece, per i doriani. Anarchico. Dal 35 st Crespo: sv.

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domenica 22 novembre 2009

Ancora 2 pere...

Il Genoa cade a Livorno e paga gli errori di una programmazione estiva quanto meno discutibile. La partita del Picchi ha messo in luce tutti i limiti di una squadra che, almeno fino a gennaio, vivrà di continui alti e bassi. La difesa, oltre a viaggiare al ritmo di 2 goal subiti a partita, non è propositiva come nel gioco spettacolare della scorsa stagione, il centrocampo è totalmente passivo, mentre l'attacco è troppo statico. Nelle domeniche di grazia questi difetti si attenuano, ma, non appena manca qualche pseudo-titolare come Milanetto, le lacune diventano voragini incolmabili. E' con questo spirito che ci si avvicina al derby, con la consapevolezza che tutto può succedere...

Amelia: 6. Incolpevole sul goal di Lucarelli, sembra però raccogliere fragoline di bosco in occasione del raddoppio di Pulzetti. E' decisivo ad inizio ripresa sul tapin ravvicinato di Diniz.

Biava: 5. Troppo falloso. Assieme a Moretti fa una coppia da brivido! E di fronte c'era il peggior attacco di serie A. Siamo tranquilli...

Moretti: 5. Nel commentare le sue gare non riesco ad essere severo più di tanto: gioca fuori ruolo da inizio stagione!! E in occasione del goal di Lucarelli si vede! La domanda è invece un'altra: chi ha pensato che il povero Emiliano potesse sostituire Ferrari? Bah...

Bocchetti: 4. Disastroso. In occasione del primo vantaggio livornese azzarda un anticipo che paga a caro prezzo: Candreva lo salta come un birillo e serve l'assist dell'1 a 0. Da quando è stato convocato da Lippi è involuto tantissimo, rallenta la manovra e rischia pure di provocare un rigore su Lucarelli. Dov'è finito il giocatore dell'anno scorso!?

Modesto: sv. Gioca solo 26' del primo tempo e poi viene sostituito: anche il Gasp, in questa occasione, dimostra di essere fallibile. Dal 26' p.t Sculli: 5.5. Il buon Beppe è in un momento di calo. Si fa notare per i duelli con Filippini e per un'apertura al bacio che Palacio spreca malamente. Speriamo si tenga per il derby!

Rossi: 5,5. La sua partita sarebbe da sufficienza, ma il goal di Pulzetti è colpa sua: sul cross di Moro chiude verso il centro, lasciando il fianco scoperto. Per il resto che cosa dovrei dire? Gioca con il cuore in mano...

Zapater: 6. Non è ancora il giocatore ammirato ad inizio stagione, ma è in crescita. Sbaglia ancora un sacco di appoggi ma, ogni tanto, ha qualche illuminazione che innesca possibili azioni pericolose. In ripresa.

Criscito: 6. Si impegna, ma nel solito naufragio difensivo domenicale, anche lui ha la sua parte di responsabilità. Meglio in fase di attacco, che di difesa. Goaledor...ed è tutto detto!

Mesto: 4,5. Non ne azzecca una. Anzi, simula pure in aria di rigore e si prende un ammonizione che gli farà saltare il derby. Sbaglia in difesa e perde palloni in attacco. Irriconoscibile.

Crespo: 5. I palloni giocabili, dalle sua parti, sono davvero pochi. E' costretto ad indietreggiare, ma spesso difende male il possesso palla. Dal 23' s.t Floccari: 6. Il buon Sergio gioca uno scampolo di partita ma sembra essere sulla via del recupero. Speriamo...

Palacio: 4. Spiace dargli un'insufficenza piena, ma spreca 2 nitide palle goal. Litiga con Gasperini che gli cambia continuamente posizione: una parziale attenuante. Dal 6' s.t. Palladino: 6,5. Il suo ingresso rianima il gioco comatoso del Grifo, vivacizza l'azione e dai sui piedi parte l'azione del pareggio. Prova a far vincere la partita, ma la retroguarda genoana decide che non è il caso: donchisciottesco!

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domenica 8 novembre 2009

Questione di mentalità



Cosa sia la mentalità resta un'arcano insondabile. Ma dovendone descrivere il significato in poche parole, la si potrebbe definire un misto di imprevedibilità, pazzia, coraggio, determinazione e paura. E' quindi sicuro che il Genoa, in questo momento, la possegga. Contro il Siena, infatti, prima seppelisce i toscani con tre reti, poi, in 5 minuti, riapre i giochi incassandone due. E a questo punto esce il quid, o se volete la follia della squadra: messa alla corde dall'ultima della classe, riesce infatti a trovare il goal del definitivo 4-2 e ad evitare pericolosi paradossi. Insomma, nel bene o nel male, con il Genoa non ci annoia mai. Questione di mentalità.
E via di pagelle...

Scarpi: 4. Già contro il Lille non si era coperto di gloria, ma contro il Siena ha dimostrato il motivo per cui Amelia sia titolare. In due occasioni decide di far morire qualche anziano tifoso rossoblù e nella ripresa completa il suo disegno beffardo incassando un goal da Prima Categoria. Spesso è fuori tempo nelle uscite e mette in ansia anche i compagni. Buona riserva.

Rossi: 6.5. Questo ragazzo o è un maratoneta, o possiede il dono dell'ubiquità. La prossima scommessa di Gasperini sarà di provarlo come portiere! Mezzo punto in meno rispetto al voto che si meriterebbe perchè, assieme a Papastathoupos, confeziona il goal che accende la speranza del Siena.

Esposito: 6. Come centrale non demerita. Ogni tanto ha ancora qualche amnesia, ma nel complesso offre una prestazione sufficente. Resta da capire se sia lui ad essere in crescita o se sia la qualità degli attaccanti avversari ad esaltare la sua prestazione. Enigma.

Moretti: 6. Gioca una partita senza infamia e senza lode. Copre bene su Big Mac e Ghezzal.

Criscito: 6. Il suo rientro è senz'altro positivo. Gioca un pò più arretrato rispetto al solito e dimostra di avere buona gamba nonostante lo stop. Ogni tanto si sovrappone in attacco, ma è soprattutto dietro che si sente il suo rientro. Diligente.

Mesto: 6.5. E' uno stato di forma incredibile! Tanta corsa e grinta, ma talvolta ha i piedi un pò ruvidi. Ma non gli si può rimproverare più di tanto: copre e attacca. Two face.

Milanetto: 8. Mastodonte. E' il principe illuminato del centrocampo, giganteggia in tutto il reparto. Crea, corre e recupera. Abbina il genio di Savicevic, alla corsa di Gattuso. In 2 parole? Arma Letale.

Modesto: 6,5. E bravo Ciccio. Dopo un lungo periodo negativo, iniziato col brutto infortunio dello scorso anno, sta ritrovando continuità. Anche per lui tanta corsa e grinta. Recuperato.

Palacio: 7. Mette lo zampino in quasi tutti i goal del Grifone. Abbina l'eleganza del cigno, alla velocità dell'antilope. Si guadagna anche un rigore, ma l'arbitro è troppo ammaliato dai suoi movimenti per fischiarlo. E' letteralmente indemoniato, ma la sua nobiltà ha tratti angelici. Di un altro pianeta. Dal 35' s.t. Floccari: 6.5. Gioca 10 minuti ma è determinante. Segna il goal del 4-2 e preserva le coronarie di molti supporters.

Crespo: 7. Buon sangue non mente. Valdanito timbra la prima doppietta in maglia genoana, dimostrando di essere ancora rapace in area di rigore: come solo i veri attaccanti sanno fare, si avventa come un falco su due palloni vaganti e la mette alle spalle di Curci. Bomber di razza. Dal 18' s.t. Sculli: 6. Per lui una giornata di ordinaria amministrazione, si esalta solo quando le partite sono davvero a rischio.

Palladino: 6,5. E' l'uomo che fa la differenza. Le sue prove eccellenti non passano in osservato: Lippi infatti, quasi per far dispetto a Cassano, lo chiama al suo posto in nazionale. Segna e suggerisce. Determinate. Dal 5' s.t. Papastathoupoulos: 4. Il suo impatto sulla gara è devastante. E' l'uomo in più, ma per il Siena. Pare spaesato e sempre in ritardo. Si fa saltare come un birillo da Paolucci e ammonire in maniera ingenua. La sua peggior prestazione stagionale.

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sabato 7 novembre 2009

Genoa - Losc: Beppe Sculli Re!

Il Vangelo secondo Roby

Miei cari Grifoni,
mamma mia che emozioni! Ho perso letteralmente la voce davanti alla tv! Dobbiamo veramente ringraziare il cuore, la tecnica e la freddezza di Beppe Sculli, che, come giustamente cantava Francesco è BEPPE SCULLI RE/BEPPE SCULLI RE!!

Sulla partita poco da dire: a parte un inizio difficile, poi abbiamo preso campo e giocato con qualità ed efficacia difensiva, concedendo praticamente nulla per 75' (un colpo di testa di Touré nella ripresa e basta: peraltro Tourè andava espulso per un intervento assassino su Moretti). Certo poi il black-out di dieci minuti è stato veramente duro e ha rischiato di compromettere una partita che fino a quel momento sembrava in ghiaccio. Ma vincere in questo mondo è stato veramente emozionantissimo.
Giudizi rapidi: benissimo Palladino; bene Palacio, Zapater, Biava, Modesto. Crespo non saprei raga...Si è mangiato due gol incredibili...
Ma tutti stanno dando veramente il cuore e l'anima per questa maglia e ci stiamo tirando su con organizzazione di gioco e qualità. Stiamo crescendo, stiamo crescendo...
Ora con 1+3 punti si passa matematicamente; mentre con 3+1 si rischia, paradossalmente, di rimanere fuori. Vedremo, comunque siamo sul pezzo e venderemo cara la pelle (occhio però allo Slavia, capace dallo 0-2 di fare 2-2 col Valencia giocando in 10 uomini).
Ora sotto col Siena, una partita fondamentale prima della sosta, decisiva anche per valorizzare la classifica e il punto preso a Palermo.

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sabato 31 ottobre 2009

Con la testa e con il cuore

Genoa - Fiorentina=2-1. Ecco le pagelle del Bomber Roby.

AMELIA: 7 attento su Montolivo per due volte, ottimo su Dainelli nella ripresa per la parata salva-risultato! E' un pò troppo incollato alla linea di porta, ma se tieni questi livelli, va bene lo stesso (tanto, abituati come eravamo a Rubinho).

SOKRATIS: 5 il ventre mollo della difesa, tutte le azioni della Viola, sianel 1° che nel 2°, sfondano di là. Svirgola vari palloni.

BIAVA: 6,5 sfortunato nella deviazione decisiva del gol (Amelia avrebbe parato la conclusione di Marchionni), si adatta a fare da centrale e svetta come può sui palloni alti: gladiatore!

BOCCHETTI: 6 graziato da Saccani nel primo tempo su Montolivo: un arbitro più fiscale avrebbe potuto dare rigore ed espulsione..per il resto limita bene gli avanti viola.

ROSSI: 6 rischia di combinare il patatrac dopo pochi minuti conquella palla lenta mal accompagnata sul fondo e rischiamo già il rigore..per il resto battaglia con una qualità alterna.

ZAPATER: 6 sbaglia tanti palloni ma è un pò in ripresa rispetto alle ultime uscite. Riesce a fasi alterne a fare filtro, ma è sempre lontano dal suo primo mese in rossoblù.

MILA: 7 grande! Sfodera la sua migliore prestazione dell'anno, gioca di sciabola e di fioretto con ottimi risultati in entrambe le fasi.

MODESTO: 6,5 ma che bella sorpresa! nel primo tempo è tra i migliori, scende bene sulla fascia supportando il Palla e arriva anche nella ripresa a scagliare un bolide verso Frey; è troppo importante recuperarlo.

MESTO: 7 miticoooooooooooooo!

SCULLI: 6,5 sfiora il gol di testa, poi la solita grinta e corsa; inventa l'assist per il Palla ma sul gol viola non copre permettendo a Pasqual di sfondare per l'assist vincente.

PALACIO: ? si inventa il bellissimo assist decisivo per Mesto ma tutte-e-dico-tutte le altre palle che tocca sono perse! Non ne azzecca una, il voto datelo voi.

CRESPO: 6 gioca molto di mestiere, cercando falli in maniera pretestuosa (quasi peggio di quella merda di Gilardino); si libera un apio di volte per il tiro ma ma i in condizioni facili; ad ogni modo si sacrifica nel finale facendo anche il terzino per coprire un'avanzata di Mesto...cuore!

PALLA: 7,5 concentra in sè il 90% della qualità della squadra e le giocate pericolose vengono quasi tutte dal suo piede. Sbagli aun mezzo gol sullo 0-0 ma quel colpo di tacco mi ha fatto rivivere Zanini in Genoa-empoli 3-2 di 5 anni fa..folle! Se lo sbaglia, 30.000 persone se lo sarebbero inchiappettato, ma visto il risultato lo portiamo in trionfo! decisivo!

ESPOSITO: s.v. e sono buono, fa un paio di cazzate niente male in pochi minuti che gioca (tipo concedere due angoli gratuiti).

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domenica 25 ottobre 2009

Sprofondo rosso-blu...

A Cagliari il Grifo incassa altri 3 goal e incrementa la propria media goal subiti: più di 2 a partita. In casa rossoblù questo è l'unico indice a segnare segno positivo. Si fa per dire! Se agli infortuni e alle prestazioni scadenti di questo periodo, aggiungiamo poi la pessima direzione dell'arbitro Gava, ecco il quadro completo dell'ennesima domenica da dimenticare. Verrebbe da pensare che il giocattolo si sia rotto, ma la partita con la Fiorentina è troppo vicina. E soprattutto troppo importante. Andiamo quindi di pagelle, nella speranza di riuscire a strappare almeno un pareggio alla viola.

Amelia: 6. Nell'ultima settimana ha dovuto raccogliere la palla in fondo al sacco ben 11 volte. Temendo un suo tracollo nervoso, la società gli ha messo a disposizione un motivatore: ha bisogno di riacquistare autostima! Anche perchè nel colabrodo che è la difesa rossoblù, spetta sempre a lui andarla a prendere in fondo alla rete. Destino bastardo quello del portiere...

Papastathopoulos 6. Gasperini spesso lo rimprovera, ma lui fa sempre la sua onesta partita. Non ha mai paura di mettere la gamba, anche se ogni tanto commette qualche ingenuità. Generoso.

Moretti 5. La sua più grande colpa è quella di assomigliare troppo a Biava. L'arbitro Gava casca nel tranello e lo ammonisce al posto del compagno. Risultato? L'ex giocatore del Valencia viene espulso, il Genoa rimane i 10 e il Cagliari pareggia. Al di là di questa sventura, la sua prestazione è incolore: continua ad essere impiegato fuori ruolo e il senso di insicurezza che ne deriva è palpabile in tutto il reparto. Trasformista.

Biava: 5. Si taglia i capelli per assomigliare maggiormente a Moretti. Spera di mettere in confusione gli attaccanti avversari, ma riesce però solo a confondere Gava! Lazzari, infatti, non si lascia fuorviare dal suo crine e, libero come uccel di bosco, scaraventa sotto i suoi occhi il goal della vittoria cagliaritana. Dormiente.

Bocchetti: 6. In tribuna c'è Angelo Di Livio, osservatore del ct Lippi. Il buon Salvatore parte sottotono, ma esce alla distanza. E' l'unico a salvarsi nella difesa.

Rossi: 6. Il capitano gioca come sempre la sua partita onesta. Grinta, abnegazione e tanta corsa.

Milanetto:5,5. A dire il vero è uno dei meno peggio, dà ordine alla manovra e prova ad impostare. Purtroppo i suoi ritmi di corsa non sono quelli degli altri giocatori in campo. Una cura di ricostituente gli avrebbe giovato nel liberare l'area in occasione del pareggio di Biondini!

Juric: sv. Dal 30' p.t. Zapater: 4. Il toro di Saragozza continua nella spirale involutiva. E' irriconoscibile. Sbaglia un sacco di palloni e in occasione del terzo goal gioca alle belle statuine assieme ad Esposito: con il pallone tra i piedi, Matri riesce da terra a servire Lazzari. I due campioni rimangono con un pugno di mosche. Adesciemmuse!

Palladino: 6. Ogni tanto prova ad illuminare il gioco genoano, ma ci vorrebbe una scarica da 320 volt per rianimare il Genoa. Assieme a Mesto è l'unico a creare davvero dei grattacapi alla difesa isolana. Dal 36 s.t. Esposito: 4. Gioca una decina di minuti, ma riesce ugualmente ad essere decisivo. In negativo. E' il compagno di merende di Zapater in occasione del definitivo vantaggio cagliaritano.

Floccari: 6. La sua prestazione non sarebbe da sufficenza, ma Sergio ha bisogno di essere incoraggiato. Dopo tutto fa il suo dovere: combatte e si fa trovare puntuale all'appuntamento con il goal. Certo, dovrebbe essere un pò più mobile sul fronte di attacco ed essere un punto di riferimento affidabile per il centrocampo. Deve migliorarsi. Dal 18' s.t Sculli: 5. Il buon Beppe non riesce ad incidere, anche perchè la partita, poco dopo il suo ingresso, si complica terribilmente.

Mesto: 6.5. Semplicemente il migliore dei suoi. Basta questo giudizio per descrivere la sua prova.

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domenica 18 ottobre 2009

Miglior in campo? La gradinata



"E il naufragar m'è dolce in questo mare", scriveva Leopardi. Ma per descrivere il vergognoso naufragio genoano contro l'Inter, preferisco non scomodare il grande poeta recanatese e limitarmi più laicamente a citare Carlo Lucarelli: "ma questa è un'altra storia".
Non c'è nulla di dolce, infatti, nel tracollo rossoblù, perdere con un passivo di cinque reti significa non solo perdere la partita, ma bensì la faccia. Spero, quindi, mi perdonerete se per questa volta non compilerò le pagelle: con i voti dei giocatori scesi in campo, del resto, si potrebbe giocare una schedina senza pareggi.

In 22 anni di onorata presenza in Gradinata Nord, non ho mai visto perdere la mia squadra per 5 a 0. Ho assistito alle umilianti vittorie di Cittadella, Castel di Sangro e Monza, ma non avevo mai collezionato un passivo così pesante. La rabbia, quindi, come ben si può evincere dalle mie parole, è molta. Parlare dei singoli non avrebbe senso, è più utile invece fare un discorso collettivo. In poche parole? Non c'è stata partita.
Il Genoa ha giocato 3 minuti, ma già al 5' era sotto di un auto-goal. Da quel momento è stato l'inizio di un calvario, a cui solo il triplice fischio di Morganti ha posto fine. Migliore in campo? Decisamente la tifoseria, che non ha mai smesso di cantare e sostenere la squadra anche quando il risultato era oramai compromesso. Tutto il resto si può vedere tranquillamente su YouTube.

E ora alcune valutazioni.
Per il secondo anno consecutivo, la dirigenza ha ritenuto opportuno vendere i pezzi migliori per reinvestire il ricavato sul mercato estivo. Non sempre, però, tutte le ciambelle escono con il buco. Sono stati acquistati molti giovani di prospettiva, ma nell'immediato la coperta è corta. Anche il mister, che fa quel che può, lo ha già dichiarato diverse volte. La squadra risente soprattutto della mancanza di un centrale difensivo e, non a caso, con 16 goal subiti in 8 partite, la retroguarda genoana è la più perforata della serie A (2 goal presi a partita).
Vuoi la sfortunata sequenza di infortuni, vuoi qualche errore progettuale, a metà campo il Genoa si trova a giocare con diversi interpreti del campionato di serie B. In attacco, invece, pur passando che Milito è insostituibile, la malasorte ha fatto sì che Floccari ritardasse la forma.

Il risultato è quindi una squadra dalle prestazioni altalenanti, che sa imporsi sulle formazioni medio-piccole, ma che cede il passo non appena l'avversario si fa più arduo. Il problema è identitario, soprattutto quando le competizioni da affrontare non sono più limitate esclusivamente al campionato. Ma questo non vuole essere assolutamente un alibi: giocare l'Europa è un onore. Spero che i fatti non mi facciano entrare nell'ottica, puramente italiota, di considerare la competizione continentale un'inutile dispendio di energie.
Dopo 17 anni di assenza dai palcoscenici internazionali sarebbe davvero imperdonabile...

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domenica 4 ottobre 2009

Genoa guastafeste!



Dopo 20 giorni, il Genoa torna finalmente alla vittoria. I 3 punti di Bologna sono un'autentica panacea, soprattutto per il morale della squadra, e per rinfrancare la convinzione di tutto l'ambiente dopo le recenti battute d'arresto. La trasferta emiliana non si presentava delle più agevoli, vuoi per la mezza dozzina di infortuni, vuoi per gli impegni ravvicinati e per un ambiente, quello bolognese, euforico in virtù del punto strappato alla Juve. Ottima, quindi, la prestazione del Grifo che rovina la festa al centenario Bologna. E ora mai più sosta fu più benedetta: adesso è il momento di rifiatare e di godersi questo buon risultato.
E andiamo di pagelle...

Amelia: 7. Che portiere! Basterebbe questo semplice commento per farsi un'idea della sua prestazione. E' chiamato in causa due volte e risponde presente: miracolosa la respinta su Zalayeta ad inizio ripresa. Da nazionale.

Esposito: 6. Prestazione sufficente. Deve acquistare fiducia e i minuti giocati sono l'unico modo per farlo. Il fisico da giannizzero lo aiuta sul gioco aereo, ma lo penalizza nell'uno contro uno. Ingenuo il placcaggio su Di Vaio che avrebbe potuto procurare l'ennessimo rigore. Deve entrare ancora negli schemi del mister. In crescita.

Bocchetti: 6,5. Dopo pochi minuti fa un liscio clamoroso che manda Zalayeta verso Amelia. Poi alla lunga esce fuori e gioca con puntualità. Dopo l'infortunio, il timore era quello di ritrovarlo un pò opaco, invece dimostra esperienza da vendere nonostante la giovane età. L'imminente convocazione in nazionale lo testimonia.

Moretti: 6,5. Che dire: si sta adattando in un ruolo non suo. Solo questo basterebbe per sottolineare il suo sacrificio. Ogni tanto, purtroppo, lascia troppo spazio a Di Vaio e la difesa traballa. Nel complesso, però, la sua prestazione è positiva. Professionista.

Mesto: 6. La sua partita finisce in anticipo: inspiegabile la decisione dell'arbitro Gervasoni in occasione della sua espulsione. Fino a quel momento la solita partita generosa: tanta corsa con qualche pallone perso di troppo.

Kharja: 7. Finalmente. A Siena spesso faceva la differenza e a Bologna si è rivisto il giocatore ammirato in questi anni. Qualità e quantità, unite a corsa e sacrificio. Realizza il rigore del vantaggio e salva un goal sull'accorrente Zalayeta. Fa girare palla con precisione e diventa il sultano del centrocampo. Recuperato.

Milanetto: 7. Il Mila è il Mila! Polemico ad oltranza, tanto che a volte pare di essere in un talk show televisivo. Ma è il cervello del centrocampo genoano. In una partita a ritmi bassi, riesce a dettare perfettamente i tempi della partita. Mette palle negli spazi e fa respirare. Delizioso.

Modesto: 6. Si vede poco, ma ha il grande merito di partecipare alla bellissima azione del raddoppio. Suggeritore.

Sculli: 6,5. Il sultano della Locride colpisce ancora! Non ci sono carati per stabilire la sua preziosità. Colpisce la facilità con cui stoppa palloni difficilissimi e la puntualità con cui si presenta sul secondo palo in occasione del raddoppio. Stoico. (Dal 25'st Tomovic: 6. In quale ruolo deve giocare questo ragazzo? Lasciamo a Gasperini la soluzione del rebus. Fino ad allora godiamoci lo slalom gigante del serbo in occasione del definitivo 1-3).

Floccari: 7. Nessun dubbio, questa volta, sulla sua prestazione. Mette lo zampino sia sul primo, che sul secondo goal. Accorcia come vuole il mister e finalmente tiene palla come ai tempi di Bergamo. Non segna, ma la sua è una partita di sacrificio per la squadra. Generoso. (Dal 17' st Zapater: 6. Stenta ad entrare in partita, ma ha il merito di spegnere le sofferenze genoane nel tempo di recupero. E sfiora addirittura la doppietta!).

Palladino: 7. Semplicemente il più importante recupero del Genoa! E' il giocatore in campo con più alto tasso tecnico. E si vede: dal suo tacco parte l'azione del raddoppio. Prende più botte che l'orso e non si lamenta. Spesso nasconde il pallone agli avversari, per farlo rivedere solo quando sventaglia dall'altra parte del campo. Illusionista. (Dal 5' st Palacio: 6. Ha la sfortuna di entrare solo due minuti prima dell'espulsione di Mesto. Saltano gli schemi e Rodrigo si trova a sostenere da solo il peso di tutto l'attacco. Corre e si impegna, ma non era la sua partita. Jellato).

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venerdì 2 ottobre 2009

Troppo forte il Valencia...


Valencia - Genoa, seconda giornata del gruppo B di Europa League. Il Grifo esce dallo Stadio Mestalla con una sconfitta tutto sommato onorevole. Una partita strana, in cui i rossoblù avrebbero potuto portare a casa almeno un pareggio ma che, onestamente, avrebbero potuto anche perdere con un pesante passivo. Alla fine il risultato è 3 a 2 per gli spagnoli, che hanno agguantato il vantaggio su calcio di rigore a pochi minuti dalla fine.
Ecco le pagelle.

Amelia: 7. Se il Genoa non esce da Valencia con le ossa rotte lo si deve in gran parte a lui. Decisivi due suoi interventi nel finale di partita su Villa e Silva. Provvidenziale.

Papastathopoulos: 5,5. Alterna ingenuità sconvolgenti ad iniziative assolutamente pregevoli. Un esempio? Ad inizio ripresa si dimentica del pallone e permette a Silva di battere tranquillamente a rete. Pochi minuti dopo, però, è autore di una bella veronica che costringe Mathieu al rigore. Emblematico.
Dal 30’ s.t. Milanetto: 6. Entra a fine partita per rinforzare il centrocampo, ma purtroppo due minuti dopo il suo ingresso il Valencia fa il terzo gol.

Moretti: 6. Torna nella sua Valencia con la fascia di capitano. Gioca da centrale, ma marca da esterno. E i risultati si vedono: a Silva e compagni sembrano un invito a nozze le autostrade che si aprono di fronte ad Amelia. Fuori ruolo.

Bocchetti: 6,5. Il migliore della difesa. Soprattutto all’inizio del primo tempo tiene su la baracca. Ottimi anticipi e palla in tribuna quando il caso lo richiedeva. Recuperato.

Tomovic: 4,5. Si fa notare solo per un cross a metà primo tempo. Poi ci si accorge di lui solo quando perde palla. È un capitale su cui la società ha investito e quindi va valorizzato. Per questo il voto è generoso di mezzo punto abbondante. Acerbo.
Dal 12’ s.t. Sculli: 6. È costretto a giocare da difensore e non può far salire la squadra come al suo solito. Al pari di Rossi è uno dei jolly su cui il Gasp può sempre contare. Polivalente.

Zapater: 6. È il Cavaliere oscuro del centrocampo genoano. Non è appariscente, ma il suo lavoro è di pura interdizione. Ogni tanto perde qualche pallone di troppo, ma là in mezzo è lui a portare la croce. Non si può pretendere che canti pure. Faticatore.

Karjha: 5,5. Il marocchino è ancora molto imballato. Non ha nelle gambe i ritmi della partita: ogni tanto si eclissa dal gioco e regala palloni in quantità. Ma subito dopo recupera palle preziose. Altalenante.

Modesto: 5. Un passo indietro rispetto alle precedenti apparizioni. Dovrebbe dare quella spinta che permette al gioco di Gasp il pieno sfruttamento delle fasce laterali. Invece perde palloni a mitraglia e gioca quasi sempre nella propria metà campo. Da rivedere.
Dal 14’ s.t. Esposito: 4. Spiace dargli un voto così severo, ma non si può fare altrimenti. Il cartellino giallo per il suo intervento da rigore su Villa la dice tutta: lo spagnolo stava scivolando lateralmente. Perché tentare la scivolata in quel modo? Un errore che costa caro a lui ma soprattutto al Genoa.

Mesto: 5,5. Corri Domenico, corri. E forse è questo il suo errore. Corre spesso a caso e quando riceve palla è poco lucido nel smistarla. Anche lui perde troppo palloni, impedendo alla manovra genoana di ripartire. Frenetico.

Floccari: 5. L’ex atalantino non ha ancora capito come funziona il gioco del Gasp. È troppo fermo sulla linea dei difensori avversari, ripega poco e non dà profondità alla manovra rossoblù. A suo merito, però, va attribuita la bella girata che porta in vantaggio il Genoa. Speriamo che il gol su azione gli sia da sprone.

Palladino: 6,5. Il Palla c’è. Non ha ancora la gamba dei momenti migliori, ma è l’unico che fa rifiatare la squadra quando la pressione del Valencia si fa a dir poco insopportabile. Tiene la palla, dribbla e rilancia l’azione. Recupero importante.

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domenica 27 settembre 2009

La calma è la virtù dei forti



E ora inizia il momento dei raffronti. L'anno scorso alla sesta di campionato il Genoa aveva collezionato 9 punti, quest'anno, invece, ne ha 10. Uno score migliore, soprattutto se si tiene conto anche della qualificazione in Europa League. Ma i mal di pancia di Gasperini e le due sconfitte in una settimana creano qualche perplessità nell'ambiente rossoblu. La qualificazione europea era assodata già a maggio, un anticipo tutto sommato sufficiente per allestire una squadra in grado di scendere in campo ogni tre giorni. Il Gasp, invece, ha fatto capire in più di una circostanza che questa è la squadra che gli hanno dato, non quella che voleva. E allora, ma forse è un'ansia eccessiva, viene da chiedersi se i malumori del mister siano messaggi alla società, una preoccupazione reale o una cautela per le future battute d'arresto. Sta di fatto che il Grifo nei prossimi 7 giorni verrà chiamato a due trasferte impegnative: Valencia e Bologna. E' quindi necessario serrare i ranghi per rifiatare poi durante la sosta.

La sconfitta di Udine, a differenza di quella di Verona, arriva dopo una prestazione accettabile. La squadra è sempre stata in partita, ha giocato, e con Crespo e Palacio ha sfiorato il goal in almeno due occasioni. Indubbiamente le sostituzioni forzate di Biava e Criscito hanno alterato i piani tecnici, ma il Grifo non ha mai dato la sensazione di soffrire troppo la squadra di Marino. Ogni tanto però la difesa sbanda e già nel primo tempo, infatti, Pepe si è trovato solo davanti ad Amelia. Nella ripresa si può reclamare per un rigore netto non concesso da Trefoloni, ma le recriminazioni stanno a zero. La retroguardia rossoblu, che con 10 goal subiti in sei partite viaggia con più di un goal subito a partita, cede solo nel finale di partita sotto i colpi di Di Natale e Pepe.

Peccato. Un punto ad Udine avrebbe mosso la classifica e permesso di preparare la prossima settimana con più serenità. Non è il caso di far drammi, ma soprattutto è opportuno guardare in casa propria e non crearsi assurde ansie. A mio avviso la squadra ha enormi margini di crescita: del resto anche lo scorso anno il Genoa patì un andamento irregolare ad inizio campionato. Ma poi tutti sappiamo come è andata a fine. La calma è una virtù dei forti...

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venerdì 25 settembre 2009

La Juve stoppata...


Dopo il brusco stop patito a Verona, il Grifo riparte dalla Vecchia Signora. A Marassi arriva la Juve di Ciro Ferrara, e sono subito scintille. Vuoi perché tra il Gasp e il ct bianconero non scorre buon sangue, vuoi perché le partite contro i Gobbi sono sempre particolari e soprattutto perché il Genoa dopo 5 minuti è già in svantaggio.
Bello il cross su cui Camoranesi fa velo al limite dell'area e botta di Iaquinta che si insacca alla destra di Amelia. La Nord è in sciopero per protestare contro la tessera del tifoso e la Juve nei primi 15 minuti rischia già di chiudere la partita, ma la misericordia di Amauri tiene il Grifo nel match.

L'inizio è traumatico, ma con il passare dei minuti il Genoa prende le misure alla Juventus. A centrocampo si sente comunque l'assenza di Juric, mentre al centro dell'attacco Floccari deve ancora riprendersi dal duplice infortunio muscolare. La manovra risulta così prevedibile e soprattutto troppo lenta. Eppure il Grifo sulla prima vera azione agguanta il pareggio: sulla sinistra Sculli lavora un buon pallone, salta Poulsen e sul cross a centro area Mesto sovrasta Grosso. Zuccata terrificante che Buffon guarda immobile entrare in rete.

La ripresa è un' autentica sofferenza. L'ingresso di Crespo dà più profondità alla manovra genoana, ma a metà campo Melo, Marchisio e Poulsen recuperano un sacco di palloni. Il Genoa spesso si chiude, ma non dà l'impressione di strizzare l'occhio al catenaccio. Gasperini capisce il momento di difficoltà e fa entrare Papastathopoulos e Karjha.
Sulle palle inattive i bianconeri sono devastanti come bombe al fosforo e sul tapin di Iaquinta è il guardalinee a salvare il Genoa. E così il Grifo dispiega la ali: in una delle rare sortite offensive arriva il sorpasso. Mesto, in veste superstar, crossa teso per Crespo e l'ex interista, tra Chiellini e Legrottaglie, gira di testa all'incrocio: un gol da attaccante puro che da solo vale il prezzo del biglietto.

Vincere così sarebbe stato il massimo, soprattutto se si tiene conto del secondo gol annullato a Chiellini: vedere i molti tifosi juventini con il gol strozzato in gola non ha prezzo. Comunque questa è un'altra storia. Infatti il pareggio arriva quasi allo scadere. Sulla punizione di Grosso la difesa rossoblù decide di marcare a zona, forse sarebbero stati più efficaci i blocchi, e Chiellini mette Trezeguet solo davanti alla linea di porta.
Finisce 2 a 2: un ottimo punto contro una delle pretendenti allo scudetto!

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domenica 20 settembre 2009

Torta di riso? Finita...



Il Genoa scende dalla giostra e misura al Bentegodi i suoi limiti. Dopo le ottime gare disputate in questo primo scampolo di campionato, la sconfitta patita a Verona fa davvero male, soprattutto per la qualità della prestazione offerta e per le enormi ingenuità che ne hanno da subito compromesso il risultato. Gasperson ricorre ad un robusto turn over: Rossi, Sculli e Crespo sono in panchina, mentre Zapater e Moretti addirittura a Pegli. Il risultato, però, non è paragonabile al primo esperimento di Bergamo: dopo una manciata di minuti, infatti, Biava prende a braccetto lo statuario Bogdani, l'attaccante albanese si lascia cadere come fosse di marzapane e Rocchi non può far altro che fischiare il penalty. Rigore generoso, ma giusto, che Marcolini spedisce alle spalle di Amelia.

Che non fosse giornata lo si è immediatamente intuito. Il centrocampo genoano è parso da subito un cocktail di pesantezza e cazzate: Kahrja e Milanetto si occupavano di rallentare la manovra, mentre Fatic e Tomovic di far recuperare pallone agli avversari! L'esercito della salvezza rossoblù perfeziona l'operazione recupero-Chievo dopo appena 6' di gioco: la premiata ditta Fatic-Papastathoupolos-Amelia, infatti, regala a Bogdani la palla del 2-0 con un'incomprensione degna del miglior teatro dell'assurdo!
Ci sarebbe tutto il tempo per ribaltare, ma il gioco del Grifo è a dir poco stitico. Palacio è l'unico a dare un pò di ordine alla manovra, ma Tomovic non è dello stesso avviso. Sul fronte di attacco Floccari non accorcia, mentre sulla sinistra Fatic si scarta da solo. Se a questo aggiungiamo il primato blucerchiato, sarà facile per ogni lettore immaginare lo stato di frustrazione con cui scrivo queste parole!

A riaccendere la speranza ci pensa nel secondo tempo Yepes, che non è un giocatore del Genoa, ma bensì un difensore del Chievo. Probabilmente confuso dal ritmo amatoriale di Milanetto & company, il colombiano crede di giocare una partita tra vecchie glorie e sul cross di Sculli si trasforma in alzatore: sul rigore ineccepibile fischiato dall'arbitro, Floccari trasforma e riapre la partita. Ma a spegnere nuovamente la flebile fiammella della speranza, arriva inesorabile il 3 a 1: lungo lancio di Bentivoglio, sponda di Granoche e Pellisier chiude la partita. Ma il copione, che qualunque sceneggiatore avrebbe ritenuto concluso, concede al genoano un'ultimo travaso di bile: il rigore sbagliato da Floccari!

Il tono burlesco non tradisca la sostanza: il Genoa perde, ma poche recriminazioni: non si cancella di colpo quanto di buono fatto finora! La sconfitta brucia, ma non tutti i mali vengon per nuocere...

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giovedì 17 settembre 2009

Sic et simpliciter


Si sprecano gli aggettivi per definire questo Genoa. Non è il caso di fare voli pindarici, ma semplicemente opportuno godersi il momento, con la consapevolezza che il Grifo sta mettendo fieno in cascina in previsione di un lungo inverno. Se la sfida con l'Odense rappresentava l'antipasto, la gara contro lo Slavia Praga era la prima vera portata d'Europa. E per chi allo stadio è sempre andato, anche nei tempi bui, la fame era e rimane gargantuesca. A dir poco implacabile.

Dopo 5' il Genoa è già in vantaggio: punizione di Zapater e palla che si insacca a fil di palo. Il ragazzo di Saragozza merita un elogio particolare, è la vera Pasionaria del centrocampo rossoblù. Ad ogni avversario, mentre morde le caviglie, pare urlare: No pasaran, no pasaran! Ma lo spagnolo ha anche piedi buoni e lo testimoniano le due gemme su punizione. La cronaca della partita, a dire il vero, non offrirebbe grandi spunti: dopo il goal, il Genoa fa girare bene palla, rischia qualche cosa su qualche alleggerimento, ma tutto sommato gestisce bene la partita fino al raddoppio di Sculli. Si va al riposo sul risultato di 2-0.

Ciò che fa felice, soprattutto il genoano medio abituato a slogan tipo Fino all'ultimo by pass, è la tranquillità con cui la squadra sa gestire il match. La capacità di controllare agevolmente l'avversario non farà la fortuna dei cardiologi genovesi, ma sicuramente il bene di paganti e abbonati. La squadra del Gasp, infatti, non rischia nulla neppure nel secondo tempo, ma anzi sfiora il colpo del definitivo k.o in almeno due occasioni.

Mi piacerebbe compilare le pagelle, ma mi limito all'agiografia di due soli giocatori: Amelia e Palacio. Negli ultimi 3 anni Rubihno aveva garantito un buon rendimento tra i pali, ma nelle uscite rischiava sistematicamente o il trauna cranico o andava a farfalle. Per non parlare dei rinvii che, nel 90% dei casi finivano in tribuna. Oggi il Genoa ha un portiere che gioca da libero, para e azzecca i tempi delle uscite senza finire al centro traumatologico di san Martino! Una buona permuta.
E infine la trenzeta di Bahia Blanca. La Nord lo ha già eletto a beniamino: Pa-Pa-Palacio goal! Quando parte palla al piede è inarrestabile, dall'esterno si accentra, crea superiorità e da lui partono quasi tutte le azioni pericolose. Non ho parole per battezzarlo se non il nomignolo che gli affibbiarono a Banfield per le sue enormi dimensioni: El pene!

Non ci sarebbe altro da aggiungere, se non un piccolo pensiero beffardo per tutti quei gufi che hanno acquistato la scheda di Mediaset Premium...e lascio ad ogni genoano la più ampia libertà di concludere la frase!

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lunedì 14 settembre 2009

Poker Genoa!



Amelia 6,5. Preciso e attento, copre bene tra i pali e da sicurezza al reparto difensivo. Si fa trovare pronto sulla bomba ravvicinata di Pià e intelligentemente non stende Hamsik in occasione del vantaggio partenopeo. Ogni tanto battezza fuori palloni su cui Brividihno si schiantava sul palo. Ha piedi precisi come il calibro e da portiere si trasforma in assist man: suoi i suggerimenti per Sculli e Mesto.

Biava: 6.5. Parte come esterno, ma a metà primo tempo Gasperini lo sposta al centro della difesa. Incrocia il fioretto con Quagliarella e ne esce quasi sempre vittorioso. Unico neo: lo spazio che lascia allo scugnizzo in occasione dell’assist per Hamsik. Gioca sull’anticipo e spesso è ruvido come pasta abrasiva. Attento e prezioso: sta vivendo una seconda giovinezza.

Moretti 6.5. È un uomo di esperienza e si vede, soprattutto nel secondo tempo! È il clone di Biava, anche somaticamente, e si fa apprezzare come la sua omonima birra. Acquisto azzeccato.

Papastathopoulos 7. Col greco non si passa! Ora che parla un rudimentale italiano riesce a comunicare con i compagni in campo. Sbaglia pochissimi passaggi e quando parte palla al piede pare un treno merci in transito: inarrestabile. Epiche le sportellate con cui neutralizza alcune discese di La vezzi, intelligente a non stenderlo quando lo salta. Un ragazzo di ottime prospettive.

Rossi 7. Il capitano è semplicemente commovente. Snocciola un’altra prestazione tutto polmoni: è in difesa, a centrocampo e in attacco. In certi momenti si ha la sensazione che sia uno e trino: insomma un po’ come il suo divino omologo! Fa la diagonale con la precisione di un in geniere nucleare. Un consiglio al Sindaco Vincenzi: facciamogli un monumento sotto la Lanterna!

Milanetto 5. Pascola nel cerchio di centrocampo con la stessa velocità con cui Gesù Cristo saliva il Golgota. Forse sono le stigmati o le ernie che lo affliggono da tempo la causa dell’effetto slow motion che lo ammanta. Polemizza sempre con il pessimo Tagliavento: merita un’insufficenza generosa solo per questo.
dal 32’ s.t. Kharja 6. Non è vero che stia facendo il Ramadan! A Pegli si vocifera che vada pazzo per il panino al cotto 5 del mitico Molly Malones. E i risultati si vedono: la XL rossoblù gli va appena giusta. Buona la discesa da cui scaturisce il rigore del definitivo 4-1.

Zapater 7. Ha la furia della Saragozza violata dai falangisti di Franco! È il Durruti del centrocampo rossoblu: corre, contrasta, tira e sfiora pure il goal. È prezioso come i diamanti della Sierra Leone. Interpreta il ruolo con spirito operaio. Ha piedi buoni e dinamismo. Di grandi prospettive.

Criscito 6. Finchè il divo Tagliavento non decide di cacciarlo dal campo è autore di una buona gara. Scalda le mani di De Sanctis con una V1 diretta all’incrocio. Un po’ ingenuo nel mandare a quel paese il direttore di gara. Ma se l’avesse fatto Totti?

Mesto 6.5. È il Giano bifronte del Grifone. Da centrocampo in giù sbaglia un sacco di palloni, mentre nella metà campo avversaria è devastante come le bombe al fosforo. Corre come un mezzofondista e appoggia di giustezza un fulmine alle spalle di De Sanctis. Tarantolato.

Floccari 6. È l’alfiere che fa salire la squadra e allarga il gioco sulle fasce. Ogni tanto attrae su di sé 4 difensori aprendo spazi alle ali. Svolge un ruolo di sacrificio e si fa trovare pronto dagli 11 metri.
dal 13’ s.t. Crespo 6.5. Idem come sopra. Mezzo voto in più per il bellissimo goal che chiude la partita già al 75’: un colpo di biliardo!

Sculli 6.5. È un uomo d’onore: dopo il fallo omicida di Campagnaro su Amelia aveva giurato vendetta. E così è stato. Sul rinvio del portiere genoano si intrufola nella difesa napoletana e finge una raffica di shrapnel alle gambe. Cade, si conquista il rigore e ristabilisce la parità numerica. Baciamo le mani!
dal 1’ s.t. Palacio 7. È davvero una Joya. Il suo codino fa impazzire Aronica, quando parte palla al piede è incontenibile. Si muove dall’esterno e si accentra, tagliando come una fetta di burro la retroguardia partenopea. Splendido il suo assist per Crespo, incredibile quando retrocede al limite dell’area rossoblu per recuperare palla. Bellissimo!

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lunedì 31 agosto 2009

Cinico e rapace: il Grifo passa a Bergamo



Niente ansie e nessuna paura. Questa, in soldoni, la sintesi della vittoriosa trasferta in terra bergamasca. Dopo il pareggio in Danimarca, la partita con La Dea si presentava a rischio: il turn over, infatti, si imponeva per dare respiro ai giocatori finora più utilizzati e le partite allo stadio Atleti Azzurri d’Italia, poi, sono sempre state ostiche al Grifone per tradizione. Ma la banda di Gasperini è ormai abituata ad infrangere tabù. Era questo, quindi, l’animo con cui il tifoso genoano si apprestava alla partita: non rassegnazione, ma consapevolezza che un’eventuale sconfitta, tutto sommato, non sarebbe stata assolutamente un dramma.

Che dire, la prima frazione di gioco è stata davvero brutta. Il Grifo ha badato soprattutto a non prenderle, lasciando alla squadra di Gregucci uno sterile possesso palla e andando in goal con Moretti sull’unico tiro effettuato nella porta di Consigli. Il secondo tempo è stato forse un po’ più vivace ma, da un lato l’incapacità dell’Atalanta di concretizzare, e dall’altro l’interesse rossoblu di addormentare la gara, hanno fatto calare sullo spettatore di Sky un profondo stato di torpore!
Le occasioni comunque non sono mancate, sia per l’Atalanta, che ha trovato sulla sua strada un super Amelia, sia per il Genoa, che invece avrebbe potuto capitalizzare meglio alcuni contropiedi.
Finisce 0-1, Genoa a punteggio pieno e una sosta che arriva al momento giusto: soprattutto per recuperare i molti infortunati, falcidiati da questo anomalo inizio di campionato.

E ora una nota del tutto personale. Non credo di aver mai assistito con tanta calma ad una partita del Genoa. Non riponevo molte aspettative, un pareggio per me sarebbe già stato oro, ma i ragazzi che sono andati in campo, vedi Fatic e Tomovic, non hanno certamente sfigurato. La vittoria di Bergamo, per tanti versi, mi ha riportato alla mente i 3 punti ottenuti la scorsa stagione a Verona. Una rondine non fa primavera, e non illudiamoci che le due vittorie consecutive siano il metro con cui guardare al campionato: sarà una stagione dura e con molti impegni. Ma vincere fa sempre bene…

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venerdì 28 agosto 2009

Missione compiuta



Nella città di Andersen, prosegue la favola rossoblù. Il ritorno del preliminare di Europa League si è rivelato più difficile del previsto, soprattutto a causa del forfait di Crespo e dell'infortunio di Juric dopo pochi minuti. Difficile fornire un commento alla partita, soprattutto per chi come me ha sofferto per radio. Ecco così una collezione dei vari stati d'animo succedutisi nell'arco dei novanta minuti.

Il Grifo, che poteva contare sul vantaggio dell'andata, ha impostato la partita nel miglior modo possibile: attraverso le parole di Pinuccio Brenzini ho potuto intuire le mosse di una squadra che, non disdegnando il gioco offensivo, ha saputo difendersi con ordine senza concedere molto ai danesi. Al 15' non ce l'ho più fatta: mi sono alzato dal divano e ho iniziato a camminare nervosamente lungo il viale antistante casa. Nell'istante in cui i vicini stavano chiamando l'Aster per l'asfaltatura del tracciato da me percorso, Lucho ha segnato. Ma nella porta sbagliata.
Ho spento la radio, l'ho gettata nel bosco e, incazzato come una vipera, ho provato a distrarmi con Super Quark: un'interessante documentario su capodogli e calamari giganti ha funzionato a mo' Xanax.

Ma, nonostante la volontà di sottrarmi al martirio, le notizie da Odense mi giungevano via cellulare. Mentre per tv infuriava la battaglia tra orche e balene, il mio fedele compagno di gradinata mi ha inviato il seguente sms: Criscito re di Genova. Rinfrancato dal messaggio, anche mio padre che fino a quell'istante aveva deciso di preservare le proprie coronarie, ha voluto sintonizzasi su Telenord per verificacare l'autenticità della notizia: il faccione gaudente di Giulio Vignolo ci ha confermato il pareggio. A quel punto l'Odense avrebbe dovuto segnare due goal per protrarre lo scontro ai supplementari e inebriato dal sapore di Europa ho addirittura aiutato mia madre a stendere i panni bagnati: roba da Genoa!

Il secondo tempo è stato praticamente all'insegna della tranquillità: terminato il documentario, con un solo pensiero in testa ho visionato le foto delle vacanze: mai più partite in FM!
Una tortura che infrange la carta dei diritti del tifoso!

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giovedì 27 agosto 2009

Buona la prima!



Cambiano gli interpreti, ma la musica rimane la stessa.
Dopo le fatiche di Europa League, Gasperini opta per un mini turn over: fuori Bocchetti (infortunato), Milanetto, Criscito, Palacio e Figueroa, e spazio al Papa greco, Zapater, Modesto, Rossi e Crespo. E' la Roma di Spalletti il primo avversario ad incrociare le baionette con il Vecchio Balordo: una squadra che, seppur in difficoltà societaria, sa vender sempre cara la pelle.

E così è stato anche in questo esordio del campionato 2009/10. A differenza della gara europea, a centrocampo Zapater ha saputo dare maggior consistenza, mentre Papastatopoulos ha ben sostituito Bocchetti; Mesto, invece, schierato come esterno di attacco, non ha saputo offrire lo stesso rendimento di Palacio. La difesa, orfana di un vero centrale di ruolo, ha tenuto botta. Ma è altresì vero che, giocando spesso sul filo del fuorigioco, ha spesso lasciato spazi che Totti non ha trasformato solo grazie alle prodezze di Amelia. Sulla mediana Juric ha spesso pasticciato, mentre in avanti Crespo è spesso rimasto troppo isolato. Il bomber argentino ha svariato su tutto il fronte di attacco, sfiorando la marcatura in diverse occasioni.

Ma l'nerzia della partita, e inutile nasconderlo, è cambiata nel secondo tempo con gli ingressi di Criscito e Palacio: proprio il neo-azzurro ha siglato il goal del vantaggio rossoblù, mentre La Joja ha sistematicamente creato superiorità numerica con i suoi dribbling. Ma dopo la rete, come accaduto contro l'Odense, i ragazzi di Gasperini si sono disuniti, lasciando troppi spazi a Totti, Menez e Taddei. Proprio quest'ultimo ha ristabilito la parità con un tap in sulla linea di porta, mentre il Pupone ha siglato la rete del momentaneo vantaggio giallorosso, con una deviazione fortunosa su tiro di Guberti.

A questo punto il Genoa ha proposto agli oltre 23 mila abbonati ciò che ogni tifoso vorrebbe dalla propria squadra: il carattere. Zapater, padrone del centrocampo genoano, ha pareggiato con una punizione magistrale. Poco dopo, invece, è stato Biava, graziato in precedenza dall'arbitro Morganti, a dare il successo definitivo al Grifone.

Buono l'esordio di campionato, soprattutto se si tiene conto dei numerosi cambiamenti estivi: le potenzialità di questo gruppo sono enormi, i margini di miglioramento altrettanto.
Ci sarà di che divertirsi!

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sabato 22 agosto 2009

Ritorno all'Europa



Dopo 17 lunghi anni, il ritorno del Genoa in Europa riparte da Marassi. Sotto gli occhi di Osvaldo Bagnoli, indimenticabile mister della UEFA che fu, il Grifo riparte per una nuova avventura continentale. Avversari in questo 4° turno preliminare di Europa League, i danesi dell'Odense: una squadra tutto sommato modesta, ma con alcuni volti noti del calcio internazionale. In primis Thomas Helveg, vecchia conoscenza del campionato italiano, in seconda battuta Djemba-Djemba, attaccante già apprezzato dai tifosi del Manchester United e dagli appassionati di Pro Evolution Soccer, e infine Roy Carroll, portiere nordirlandese salito alla ribalta per le sue abitudini manesche!

Terminata scalinata Montaldo, il ricordo è andato inevitabilmente alle sfide che hanno reso leggendario il precedente cammino europeo: Oviedo, Steaua, Dinamo Bucarest, Liverpool e Ajax. Per un bambino che allora aveva appena 11 anni, quelle partite resteranno per sempre scolpite nella memoria. Ma le emozioni per i gol di Branco, Shuravy e Aguilera vanno archiviati sotto la voce “passato”. Il vecchio mercoledì di coppa con mio padre, oggi, cede il passo al giovedì di Europa League. Sentimentalismi che hanno lasciato il posto alla brama di vittoria, non appena l'arbitro francese ha fischiato l'inizio del match.

Il caldo intenso ha finito per agevolare il Grifone che, dopo 8 minuti, si è trovato in vantaggio grazie ad un goal fortunoso propiziato da un tiro di Sculli. La squadra, ancora in rodaggio dopo le cessioni di Milito e Motta, ha stentato soprattutto a centrocampo: dopo il vantaggio, i danesi si sono fatti pericolosi fino a colpire la traversa con un potente tiro da fuori. Il Genoa, viaggiando al 25 % delle proprie potenzialità, ha lasciato intravedere sprazzi di bel calcio, sopratutto grazie alle giocate di Palacio e all'impegno di Figueroa. La difesa, ben guidata da Moretti ha neutralizzato Djemba-Djemba, mentre le uniche difficoltà sono arrivate dalla linea mediana e dallo scarso dinamismo di Milanetto.
Nella ripresa il Genoa ha chiuso il discorso qualificazione, salvo poi riaprirlo da sè medesimo: la doppietta di Figueroa e l'ingenuità di Criscito hanno fissato il risultato finale sul 3-1.

Quello contro l'Odense è stato un buon debutto europeo, soprattutto in virtù delle tante defezioni e della condizione fisica ancora approssimativa. Alcune individualità meritano un'attenzione particolare: Palacio è un ottimo giocatore, capace di puntare l'uomo e di saltarlo sistematicamente, mentre Moretti non fa certo rimpiangere Matteo Ferrari. Lucho ha dimostrato, semmai ce ne fosse stato bisogno, di essere estremamente utile alla causa rossoblù. Il rovescio della medaglia, invece, è quello di un centrocampo che, dopo l'era Thiago Motta, è tornato ad essere troppo lento e compassato. Il risultato maturato a Marassi è certamente un bottino non trascurabile, ma il goal subito impone un'attenzione particolare alla trasferta in terra danese.

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mercoledì 29 luglio 2009

Quale stadio possibile?




È stato un video su Youtube a farmi porre veramente la domanda: è necessario a Genova un nuovo stadio? Lo studio in questione, realizzato da Studio r.b.z, prevede un progetto di riqualificazione della Val Bisagno: copertura del torrente, nuovi spazi verdi, ottimizzazione della viabilità con linea del tram, 600 posti moto e 1200 per le auto, ingresso alternativo per i pullman delle squadre e nuovi spazi per le tifoserie ospiti. Condizione necessaria affinché lo sviluppo sia davvero fattibile, ovviamente, è l’abbattimento delle carceri.

Il video circolato in rete pone sicuramente degli interrogativi circa la sua effettiva realizzabilità, soprattutto la copertura del Bisagno e l’alluvionalità della zona destano più di una preoccupazione, ma l’alternativa di un nuovo impianto a Sestri Ponente, lascia comunque non pochi dubbi. L’ipotesi di una Tazza con annesso centro commerciale, del tutto avulsa dal tessuto sociale cittadino, in una zona da sempre congestionata dal traffico, pone con estrema rilevanza la seguente domanda: quale giovamento ne avrebbe la cittadinanza?

Oltre ai guadagni che ne trarrebbero i privati, Preziosi e Garrone in primis, in molti sostengono la bontà di tale causa adducendo un incremento dei posti di lavoro: in tempo di crisi, però, la risposta della città non credo debba passare esclusivamente attraverso l’edificazione, a meno che il tanto pubblicizzato Urban Lab e il concetto di città partecipata non comprendano la Gronda e il nuovo stadio. Quale è il modello che Genova vuole seguire?

Forse sarò il solito bolscevico o anarco-insurrezionalista, ma credo che la città abbia bisogno di luoghi, non di isole. Di posti dove aggregarsi e discutere, non di lager in cui spendere. Perché di questo stiamo parlando: lo stadio è una scusa, il centro commerciale annesso è il vero obiettivo. Ristoranti, negozi e shopping prima della partita, ma di cosa stiamo parlando?
Di ingrossare le tasche di imprenditori già titolari di veri imperi.

È questa l’urbe che vogliamo, una città a misura di macchina e banconota?
Non voglio passare per retrogrado o genoano, ma Genova deve dare un segnale di discontinuità: se la linea europea è quella che conduce all’Emirates Stadium, non è detto che noi si debba seguire lo stesso indirizzo.
L’Italia non è l’Inghilterra, e con un po’ di programmazione si possono raggiungere ugualmente grandi traguardi sportivi. Genoa e Sampdoria, del resto, non sono proprio ai margini del mondo calcistico continentale. Sacrificare la vivibilità cittadina in nome della viabilità o del pallone, beh, non avverrà con il mio assenso.

A proposito: quest’anno ho rinnovato l’abbonamento per l’ennesimo anno!

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lunedì 20 luglio 2009

Lettera a Oliviero Beha

A seguito del commento di Olivero Beha, andato in onda domenica 19 luglio sulla pagina sportiva del Tg3, ho ritenuto opportuno scrivere una lettera in cui esporre civilmente il mio dissenso. Resta invariata la mia stima nei confronti del giornalista.

"Caro sig. Beha,
sono un tifoso genoano ma, soprattutto, un suo estimatore. Trovo i suoi commenti sempre molto accurati e, ahimè, molto veritieri. Proprio in virtù della stima professionale che nutro nei suoi confronti, vorrei esporle le motivazioni per cui il suo ultimo commento, andato in onda domenica 19 luglio 2009 sulla pagina sportiva del Tg3, non mi trova d'accordo.

Vorrei precisare: le sue considerazioni su Moggiopoli mi trovano in piena sincronia. In Italia, purtroppo, si è giustizialisti nell'immediato, ma nella sostanza nulla cambia. E così anche nel calcio, dove i conflitti di interesse che dilaniano il nostro paese, si rispecchiano perfettamente nel rettangolo di gioco. Se ci mettiamo poi la vittoria del Mondiale (un'autentica sventura!!!), tutto il marcio emerso dall' inchiesta di Napoli è stato cancellato con un sol colpo di spugna.
Insomma a farla breve: sono persuaso come lei che nulla sia cambiato.

Sono tifoso, ma non uno sciocco. Rossoblù sono i colori che fin da bambino mi hanno fatto amare il calcio ma, come cittadino, ho il dovere di essere obiettivo. Enrico Preziosi non è certamente un santo, lo dimostra il pastrocchio di Genoa-Venezia e tutte le vicissitudini giudiziarie che ha dovuto sostenere in questi anni. Ma il suo commento, che per contenuti mi trova parzialmente d'accordo, non mi trova affatto allineato, invece, sulle modalità e sulle tempistiche con cui è avvenuto. Il Genoa, a causa degli eventi sopracitati, ha pagato ampiamente e di sua sacca. E ci tengo a sottolineare: giustamente. È altresì vero, però, che chi si macchia di un reato, o di un illecito, non è colpevole per sempre. Scontata la pena, il Genoa ha riniziato la sua risalita.

Io non credo che Preziosi e il Genoa, da come si poteva evincere dal suo commento, siano il simbolo di questo nuovo ciclo, altrettanto marcio, del calcio italiano. Prendiamo ad esempio la Fiorentina: da quando i Della Valle si sono allineati, e ci sono le prove, la squadra si è posizionata sempre tra le prime quattro. Casualità? Se si parla giustamente delle vicissitudini giudiziarie di Preziosi, mi piacerebbe sentire anche della poco etica delocalizzazione operata dalle industrie di Della Valle che, sfruttando la manodopera rumena, riesce a comprare Mutu e Gilardino. Senza dimenticare la collusione con lo scandalo di due anni fà!

A voler essere sintetici: è giusto denunciare il marcio del calcio, ma non mi piaciono i capri espiatori. Se Preziosi è colluso è giusto dirlo ma, ad onor del vero, sarebbe altrettanto giusto denunciare tutto il sommerso pallonaro. Cosa che del resto Lei ha sempre fatto. Il Genoa è vero: la scorsa stagione ha usufruito di favori arbitrali, ma anche la Fiorentina ne ha avuti. Questo non assolve una o l'altra parte: non sopporto l'impostazione tipicamente italiana del "tutti rubano, nessun colpevole". Chi sbaglia deve pagare a prescindere dalle responsabilità altrui.

Ma da un giornalista valido come Lei, invece, avrei gradito uniformità di giudizio nella medesima sede, quella coerenza che la professione giornalistica impone e che permette all'ascoltatore di formarsi l'opinione del reale.

Con cordialità,
Francesco Pedemonte"

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domenica 12 luglio 2009

Istantanee Metropolitane

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mercoledì 8 luglio 2009

Press the 8



Le immagini, spesso, comunicano più che le parole...

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sabato 4 luglio 2009

Porto di Genova, porta d'Europa



Da nipote di Camallo, ecco il mio omaggio al porto di Genova...

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domenica 28 giugno 2009

Genova Pride 2009



Una delle manifestazioni più belle a cui abbia mai partecipato.
Ecco qualche istantenea dal Genova Pride 2009...


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sabato 27 giugno 2009

Ciao Michael, Smooth Criminal



Non sono mai stato un grande fan di Michael Jackson, ma essendo un figlio degli anni '80, la sua musica mi ha accompagnato forzatamente lungo il percorso di crescita musicale. Devo ammettere, però, che ultimamente il suo personaggio mi inquietava. Chiuso a Neverland, le sempre meno frequenti apparizioni pubbliche, le accuse di pedofilia, il volto ormai tumefatto dagli interventi chirurgici: devo essere sincero, non è che fosse un personaggio che amassi particolarmente. Detto questo non posso che arrendermi all'evidenza: è stato una delle icone pop più forti degli ultimi 30 anni. A contendergli lo scettro del più grande, a mio parere, c'è solo MADONNA!

Un ricordo di Michael Jackson, comunque, lo voglio lasciare anche io, un pò diveso dagli altri però. Dato che a suo modo è stato davvero un innovatore, proiettato in avanti rispetto al suo tempo, quale immagine migliore se non quella che ne dà Robert Zemeckis in Ritorno al Futuro 2? Icona di se stesso, imprigionato dentro la Tv, leggendo ricette di cucina e litigando con una guida musulmana!
Una rappresentazione ironica che restituisce in toto l'ambiguità di un personaggio destinato comunque alla legggenda pop.

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giovedì 25 giugno 2009

Manituana: quando la Storia è sbagliata




Manituana: una storia dalla parte sbagliata della Storia. Così recita la copertina del libro di Wu Ming. La vicenda, ambientata nel continente americano durante i primi vagiti della Guerra d’Indipendenza, è un ottimo spunto per riflettere sulla nascita degli Stati Uniti d’America. Il racconto del collettivo bolognese si concentra sulle vicende della cosiddetta Confederazione Irochese, nazione di nativi americani il cui territorio comprendeva parte dell’attuale Canada meridionale e del nordest degli Stati Uniti. All'interno di quest'area, da decenni, convivevano coloni e indigeni, un mondo meticcio abitato da indiani, irlandesi, scozzesi, tedeschi, protestanti e cattolici. Un pacifico e bellissimo Meltin' Pot che a breve sarebbe stato scosso dai rumori sempre più pressanti della guerra: la cosiddetta Rivoluzione Americana. Lealisti contro miliziani, esercito regio contro coloni, inglesi contro americani. Il succedersi degli eventi chiamerà così la Confederazione ad una scelta: fedeltà a Re Giorgio o alle milizie coloniali?

La tradizionale versione accademica, soprattutto in virtù della filosofia illuminista ed empirista, propone di questo periodo un racconto che pone particolare enfasi all'anelito libertario che mosse le 13 colonie d'oltreoceano. A me, invece, piace porre l'accento su quelli che furono i veri motivi dell'indipendenza. Se di libertà si vuole parlare, in questo caso, è bene accompagnare il sostantivo con l'attributo economica. È indubbio, infatti, che il regime fiscale inglese, soprattutto dopo la Guerra dei 7 anni, fosse motivo di impedimento allo sviluppo coloniale americano. Non solo, ma l'atteggiamento di Buckingham Palace nei confronti dei sudditi d'oltremanica era paragonabile a quello che la corona aveva nei confronti di qualsiasi altra colonia: attenzione alla salute dell'impero, ma non ai singoli particolarismi regionali. Ma più profondi, a mio avviso, furono i motivi del malcontento coloniale. Ragioni da ricercare soprattutto nella procrastinata espansione territoriale.

Nel 1763, infatti, al termine del conflitto con i Francesi, Giorgio III emanò la cosiddetta Proclamation Line: l'intento inglese, al fine di stabilizzare i rapporti con i nativi americani, soprattutto con quelli che risiedevano nei territori ex-francesi, era quello di disciplinare l'espansionismo coloniale, ponendo gli Appalacchi come estremo confine occidentale. I coloni americani percepirono tale misura come un atto di dispotismo e di inaccettabile limitazione della libertà, soprattutto in virtù del recondito desiderio di appropriarsi delle mitiche terre occidentali. Da qui il malcontento verso una madrepatria che, a loro avviso, tutelava maggiormente gli interessi di 'selvaggi inferiori'. Se a queste, si sommano anche quelle più spiccatamente economiche, il quadro delle ragioni americane è completo.

Ed è in questo complesso scenario storico che si inserisce la storia di Manituana e della Confederazione Irochese. Una nazione che decise di rimanere fedele al Padre Inglese, soprattutto per motivi di mera sopravvivenza. L'atteggiamento di Londra, soprattutto nei confronti degli indigeni americani, molto assomigliava a quello che l'Impero Romano imponeva alle popolazioni assoggettate: concessione di una formale autonomia che ovviamente rispondeva a esigenze di controllo inglesi. Tale libertà, ovviamente, strideva con gli interessi e le brame di sviluppo delle colonie americane.

Nelle pagine di Wu Ming e nel tentativo degli Irochesi di opporsi alla libertà dei coloni, si può leggere chiaramente l'anticipazione del massacro indiano, di quel sangue di cui troppo spesso sono macchiate le mani delle moderne democrazie. L'autonomia dei futuri Stati Uniti d'America, passa sì dall'anelito libertario delle colonie, contrapposto all'autoritarismo tipico dell'Ancient Regime, ma passa anche per quelle istanze tipiche del capitalismo che, troppo spesso, guardano al sacrificio del più debole come un effetto collaterale lungo la strada dello sviluppo.

Nelle pagine di Manituana il rozzo possidente Jonas Klug acquisisce con l'inganno terre indiane da secoli nelle mani degli indigeni della valle del Mowack. È l'alcool il grimaldello con cui li droga. Terra, sempre la terra. Chissà se il diritto naturale alla proprietà sia davvero il lavoro: gli indiani non la pensavano così e sono stati sterminati.
Parafrasando Fabrizio De Andrè: davvero una Storia sbagliata.

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