domenica 13 dicembre 2009
Beneficenza Genoa...
domenica 6 dicembre 2009
Il Genoa spreca, il Parma no
domenica 29 novembre 2009
E son di nuovo 3...
domenica 22 novembre 2009
Ancora 2 pere...
domenica 8 novembre 2009
Questione di mentalità
sabato 7 novembre 2009
Genoa - Losc: Beppe Sculli Re!
sabato 31 ottobre 2009
Con la testa e con il cuore
AMELIA: 7 attento su Montolivo per due volte, ottimo su Dainelli nella ripresa per la parata salva-risultato! E' un pò troppo incollato alla linea di porta, ma se tieni questi livelli, va bene lo stesso (tanto, abituati come eravamo a Rubinho).
domenica 25 ottobre 2009
Sprofondo rosso-blu...
domenica 18 ottobre 2009
Miglior in campo? La gradinata
domenica 4 ottobre 2009
Genoa guastafeste!
Dopo 20 giorni, il Genoa torna finalmente alla vittoria. I 3 punti di Bologna sono un'autentica panacea, soprattutto per il morale della squadra, e per rinfrancare la convinzione di tutto l'ambiente dopo le recenti battute d'arresto. La trasferta emiliana non si presentava delle più agevoli, vuoi per la mezza dozzina di infortuni, vuoi per gli impegni ravvicinati e per un ambiente, quello bolognese, euforico in virtù del punto strappato alla Juve. Ottima, quindi, la prestazione del Grifo che rovina la festa al centenario Bologna. E ora mai più sosta fu più benedetta: adesso è il momento di rifiatare e di godersi questo buon risultato.
E andiamo di pagelle...
Amelia: 7. Che portiere! Basterebbe questo semplice commento per farsi un'idea della sua prestazione. E' chiamato in causa due volte e risponde presente: miracolosa la respinta su Zalayeta ad inizio ripresa. Da nazionale.
Esposito: 6. Prestazione sufficente. Deve acquistare fiducia e i minuti giocati sono l'unico modo per farlo. Il fisico da giannizzero lo aiuta sul gioco aereo, ma lo penalizza nell'uno contro uno. Ingenuo il placcaggio su Di Vaio che avrebbe potuto procurare l'ennessimo rigore. Deve entrare ancora negli schemi del mister. In crescita.
Bocchetti: 6,5. Dopo pochi minuti fa un liscio clamoroso che manda Zalayeta verso Amelia. Poi alla lunga esce fuori e gioca con puntualità. Dopo l'infortunio, il timore era quello di ritrovarlo un pò opaco, invece dimostra esperienza da vendere nonostante la giovane età. L'imminente convocazione in nazionale lo testimonia.
Moretti: 6,5. Che dire: si sta adattando in un ruolo non suo. Solo questo basterebbe per sottolineare il suo sacrificio. Ogni tanto, purtroppo, lascia troppo spazio a Di Vaio e la difesa traballa. Nel complesso, però, la sua prestazione è positiva. Professionista.
Mesto: 6. La sua partita finisce in anticipo: inspiegabile la decisione dell'arbitro Gervasoni in occasione della sua espulsione. Fino a quel momento la solita partita generosa: tanta corsa con qualche pallone perso di troppo.
Kharja: 7. Finalmente. A Siena spesso faceva la differenza e a Bologna si è rivisto il giocatore ammirato in questi anni. Qualità e quantità, unite a corsa e sacrificio. Realizza il rigore del vantaggio e salva un goal sull'accorrente Zalayeta. Fa girare palla con precisione e diventa il sultano del centrocampo. Recuperato.
Milanetto: 7. Il Mila è il Mila! Polemico ad oltranza, tanto che a volte pare di essere in un talk show televisivo. Ma è il cervello del centrocampo genoano. In una partita a ritmi bassi, riesce a dettare perfettamente i tempi della partita. Mette palle negli spazi e fa respirare. Delizioso.
Modesto: 6. Si vede poco, ma ha il grande merito di partecipare alla bellissima azione del raddoppio. Suggeritore.
Sculli: 6,5. Il sultano della Locride colpisce ancora! Non ci sono carati per stabilire la sua preziosità. Colpisce la facilità con cui stoppa palloni difficilissimi e la puntualità con cui si presenta sul secondo palo in occasione del raddoppio. Stoico. (Dal 25'st Tomovic: 6. In quale ruolo deve giocare questo ragazzo? Lasciamo a Gasperini la soluzione del rebus. Fino ad allora godiamoci lo slalom gigante del serbo in occasione del definitivo 1-3).
Floccari: 7. Nessun dubbio, questa volta, sulla sua prestazione. Mette lo zampino sia sul primo, che sul secondo goal. Accorcia come vuole il mister e finalmente tiene palla come ai tempi di Bergamo. Non segna, ma la sua è una partita di sacrificio per la squadra. Generoso. (Dal 17' st Zapater: 6. Stenta ad entrare in partita, ma ha il merito di spegnere le sofferenze genoane nel tempo di recupero. E sfiora addirittura la doppietta!).
Palladino: 7. Semplicemente il più importante recupero del Genoa! E' il giocatore in campo con più alto tasso tecnico. E si vede: dal suo tacco parte l'azione del raddoppio. Prende più botte che l'orso e non si lamenta. Spesso nasconde il pallone agli avversari, per farlo rivedere solo quando sventaglia dall'altra parte del campo. Illusionista. (Dal 5' st Palacio: 6. Ha la sfortuna di entrare solo due minuti prima dell'espulsione di Mesto. Saltano gli schemi e Rodrigo si trova a sostenere da solo il peso di tutto l'attacco. Corre e si impegna, ma non era la sua partita. Jellato).
Read more...venerdì 2 ottobre 2009
Troppo forte il Valencia...
Ecco le pagelle.
Amelia: 7. Se il Genoa non esce da Valencia con le ossa rotte lo si deve in gran parte a lui. Decisivi due suoi interventi nel finale di partita su Villa e Silva. Provvidenziale.
Papastathopoulos: 5,5. Alterna ingenuità sconvolgenti ad iniziative assolutamente pregevoli. Un esempio? Ad inizio ripresa si dimentica del pallone e permette a Silva di battere tranquillamente a rete. Pochi minuti dopo, però, è autore di una bella veronica che costringe Mathieu al rigore. Emblematico.
Dal 30’ s.t. Milanetto: 6. Entra a fine partita per rinforzare il centrocampo, ma purtroppo due minuti dopo il suo ingresso il Valencia fa il terzo gol.
Moretti: 6. Torna nella sua Valencia con la fascia di capitano. Gioca da centrale, ma marca da esterno. E i risultati si vedono: a Silva e compagni sembrano un invito a nozze le autostrade che si aprono di fronte ad Amelia. Fuori ruolo.
Bocchetti: 6,5. Il migliore della difesa. Soprattutto all’inizio del primo tempo tiene su la baracca. Ottimi anticipi e palla in tribuna quando il caso lo richiedeva. Recuperato.
Tomovic: 4,5. Si fa notare solo per un cross a metà primo tempo. Poi ci si accorge di lui solo quando perde palla. È un capitale su cui la società ha investito e quindi va valorizzato. Per questo il voto è generoso di mezzo punto abbondante. Acerbo.
Dal 12’ s.t. Sculli: 6. È costretto a giocare da difensore e non può far salire la squadra come al suo solito. Al pari di Rossi è uno dei jolly su cui il Gasp può sempre contare. Polivalente.
Zapater: 6. È il Cavaliere oscuro del centrocampo genoano. Non è appariscente, ma il suo lavoro è di pura interdizione. Ogni tanto perde qualche pallone di troppo, ma là in mezzo è lui a portare la croce. Non si può pretendere che canti pure. Faticatore.
Karjha: 5,5. Il marocchino è ancora molto imballato. Non ha nelle gambe i ritmi della partita: ogni tanto si eclissa dal gioco e regala palloni in quantità. Ma subito dopo recupera palle preziose. Altalenante.
Modesto: 5. Un passo indietro rispetto alle precedenti apparizioni. Dovrebbe dare quella spinta che permette al gioco di Gasp il pieno sfruttamento delle fasce laterali. Invece perde palloni a mitraglia e gioca quasi sempre nella propria metà campo. Da rivedere.
Dal 14’ s.t. Esposito: 4. Spiace dargli un voto così severo, ma non si può fare altrimenti. Il cartellino giallo per il suo intervento da rigore su Villa la dice tutta: lo spagnolo stava scivolando lateralmente. Perché tentare la scivolata in quel modo? Un errore che costa caro a lui ma soprattutto al Genoa.
Mesto: 5,5. Corri Domenico, corri. E forse è questo il suo errore. Corre spesso a caso e quando riceve palla è poco lucido nel smistarla. Anche lui perde troppo palloni, impedendo alla manovra genoana di ripartire. Frenetico.
Floccari: 5. L’ex atalantino non ha ancora capito come funziona il gioco del Gasp. È troppo fermo sulla linea dei difensori avversari, ripega poco e non dà profondità alla manovra rossoblù. A suo merito, però, va attribuita la bella girata che porta in vantaggio il Genoa. Speriamo che il gol su azione gli sia da sprone.
Palladino: 6,5. Il Palla c’è. Non ha ancora la gamba dei momenti migliori, ma è l’unico che fa rifiatare la squadra quando la pressione del Valencia si fa a dir poco insopportabile. Tiene la palla, dribbla e rilancia l’azione. Recupero importante.
domenica 27 settembre 2009
La calma è la virtù dei forti
La sconfitta di Udine, a differenza di quella di Verona, arriva dopo una prestazione accettabile. La squadra è sempre stata in partita, ha giocato, e con Crespo e Palacio ha sfiorato il goal in almeno due occasioni. Indubbiamente le sostituzioni forzate di Biava e Criscito hanno alterato i piani tecnici, ma il Grifo non ha mai dato la sensazione di soffrire troppo la squadra di Marino. Ogni tanto però la difesa sbanda e già nel primo tempo, infatti, Pepe si è trovato solo davanti ad Amelia. Nella ripresa si può reclamare per un rigore netto non concesso da Trefoloni, ma le recriminazioni stanno a zero. La retroguardia rossoblu, che con 10 goal subiti in sei partite viaggia con più di un goal subito a partita, cede solo nel finale di partita sotto i colpi di Di Natale e Pepe.
Peccato. Un punto ad Udine avrebbe mosso la classifica e permesso di preparare la prossima settimana con più serenità. Non è il caso di far drammi, ma soprattutto è opportuno guardare in casa propria e non crearsi assurde ansie. A mio avviso la squadra ha enormi margini di crescita: del resto anche lo scorso anno il Genoa patì un andamento irregolare ad inizio campionato. Ma poi tutti sappiamo come è andata a fine. La calma è una virtù dei forti...
venerdì 25 settembre 2009
La Juve stoppata...
Bello il cross su cui Camoranesi fa velo al limite dell'area e botta di Iaquinta che si insacca alla destra di Amelia. La Nord è in sciopero per protestare contro la tessera del tifoso e la Juve nei primi 15 minuti rischia già di chiudere la partita, ma la misericordia di Amauri tiene il Grifo nel match.
L'inizio è traumatico, ma con il passare dei minuti il Genoa prende le misure alla Juventus. A centrocampo si sente comunque l'assenza di Juric, mentre al centro dell'attacco Floccari deve ancora riprendersi dal duplice infortunio muscolare. La manovra risulta così prevedibile e soprattutto troppo lenta. Eppure il Grifo sulla prima vera azione agguanta il pareggio: sulla sinistra Sculli lavora un buon pallone, salta Poulsen e sul cross a centro area Mesto sovrasta Grosso. Zuccata terrificante che Buffon guarda immobile entrare in rete.
La ripresa è un' autentica sofferenza. L'ingresso di Crespo dà più profondità alla manovra genoana, ma a metà campo Melo, Marchisio e Poulsen recuperano un sacco di palloni. Il Genoa spesso si chiude, ma non dà l'impressione di strizzare l'occhio al catenaccio. Gasperini capisce il momento di difficoltà e fa entrare Papastathopoulos e Karjha.
Sulle palle inattive i bianconeri sono devastanti come bombe al fosforo e sul tapin di Iaquinta è il guardalinee a salvare il Genoa. E così il Grifo dispiega la ali: in una delle rare sortite offensive arriva il sorpasso. Mesto, in veste superstar, crossa teso per Crespo e l'ex interista, tra Chiellini e Legrottaglie, gira di testa all'incrocio: un gol da attaccante puro che da solo vale il prezzo del biglietto.
Vincere così sarebbe stato il massimo, soprattutto se si tiene conto del secondo gol annullato a Chiellini: vedere i molti tifosi juventini con il gol strozzato in gola non ha prezzo. Comunque questa è un'altra storia. Infatti il pareggio arriva quasi allo scadere. Sulla punizione di Grosso la difesa rossoblù decide di marcare a zona, forse sarebbero stati più efficaci i blocchi, e Chiellini mette Trezeguet solo davanti alla linea di porta.
domenica 20 settembre 2009
Torta di riso? Finita...
Che non fosse giornata lo si è immediatamente intuito. Il centrocampo genoano è parso da subito un cocktail di pesantezza e cazzate: Kahrja e Milanetto si occupavano di rallentare la manovra, mentre Fatic e Tomovic di far recuperare pallone agli avversari! L'esercito della salvezza rossoblù perfeziona l'operazione recupero-Chievo dopo appena 6' di gioco: la premiata ditta Fatic-Papastathoupolos-Amelia, infatti, regala a Bogdani la palla del 2-0 con un'incomprensione degna del miglior teatro dell'assurdo!
Ci sarebbe tutto il tempo per ribaltare, ma il gioco del Grifo è a dir poco stitico. Palacio è l'unico a dare un pò di ordine alla manovra, ma Tomovic non è dello stesso avviso. Sul fronte di attacco Floccari non accorcia, mentre sulla sinistra Fatic si scarta da solo. Se a questo aggiungiamo il primato blucerchiato, sarà facile per ogni lettore immaginare lo stato di frustrazione con cui scrivo queste parole!
A riaccendere la speranza ci pensa nel secondo tempo Yepes, che non è un giocatore del Genoa, ma bensì un difensore del Chievo. Probabilmente confuso dal ritmo amatoriale di Milanetto & company, il colombiano crede di giocare una partita tra vecchie glorie e sul cross di Sculli si trasforma in alzatore: sul rigore ineccepibile fischiato dall'arbitro, Floccari trasforma e riapre la partita. Ma a spegnere nuovamente la flebile fiammella della speranza, arriva inesorabile il 3 a 1: lungo lancio di Bentivoglio, sponda di Granoche e Pellisier chiude la partita. Ma il copione, che qualunque sceneggiatore avrebbe ritenuto concluso, concede al genoano un'ultimo travaso di bile: il rigore sbagliato da Floccari!
Il tono burlesco non tradisca la sostanza: il Genoa perde, ma poche recriminazioni: non si cancella di colpo quanto di buono fatto finora! La sconfitta brucia, ma non tutti i mali vengon per nuocere...
giovedì 17 settembre 2009
Sic et simpliciter
lunedì 14 settembre 2009
Poker Genoa!
Biava: 6.5. Parte come esterno, ma a metà primo tempo Gasperini lo sposta al centro della difesa. Incrocia il fioretto con Quagliarella e ne esce quasi sempre vittorioso. Unico neo: lo spazio che lascia allo scugnizzo in occasione dell’assist per Hamsik. Gioca sull’anticipo e spesso è ruvido come pasta abrasiva. Attento e prezioso: sta vivendo una seconda giovinezza.
Moretti 6.5. È un uomo di esperienza e si vede, soprattutto nel secondo tempo! È il clone di Biava, anche somaticamente, e si fa apprezzare come la sua omonima birra. Acquisto azzeccato.
Papastathopoulos 7. Col greco non si passa! Ora che parla un rudimentale italiano riesce a comunicare con i compagni in campo. Sbaglia pochissimi passaggi e quando parte palla al piede pare un treno merci in transito: inarrestabile. Epiche le sportellate con cui neutralizza alcune discese di La vezzi, intelligente a non stenderlo quando lo salta. Un ragazzo di ottime prospettive.
Rossi 7. Il capitano è semplicemente commovente. Snocciola un’altra prestazione tutto polmoni: è in difesa, a centrocampo e in attacco. In certi momenti si ha la sensazione che sia uno e trino: insomma un po’ come il suo divino omologo! Fa la diagonale con la precisione di un in geniere nucleare. Un consiglio al Sindaco Vincenzi: facciamogli un monumento sotto la Lanterna!
Milanetto 5. Pascola nel cerchio di centrocampo con la stessa velocità con cui Gesù Cristo saliva il Golgota. Forse sono le stigmati o le ernie che lo affliggono da tempo la causa dell’effetto slow motion che lo ammanta. Polemizza sempre con il pessimo Tagliavento: merita un’insufficenza generosa solo per questo.
dal 32’ s.t. Kharja 6. Non è vero che stia facendo il Ramadan! A Pegli si vocifera che vada pazzo per il panino al cotto 5 del mitico Molly Malones. E i risultati si vedono: la XL rossoblù gli va appena giusta. Buona la discesa da cui scaturisce il rigore del definitivo 4-1.
Zapater 7. Ha la furia della Saragozza violata dai falangisti di Franco! È il Durruti del centrocampo rossoblu: corre, contrasta, tira e sfiora pure il goal. È prezioso come i diamanti della Sierra Leone. Interpreta il ruolo con spirito operaio. Ha piedi buoni e dinamismo. Di grandi prospettive.
Criscito 6. Finchè il divo Tagliavento non decide di cacciarlo dal campo è autore di una buona gara. Scalda le mani di De Sanctis con una V1 diretta all’incrocio. Un po’ ingenuo nel mandare a quel paese il direttore di gara. Ma se l’avesse fatto Totti?
Mesto 6.5. È il Giano bifronte del Grifone. Da centrocampo in giù sbaglia un sacco di palloni, mentre nella metà campo avversaria è devastante come le bombe al fosforo. Corre come un mezzofondista e appoggia di giustezza un fulmine alle spalle di De Sanctis. Tarantolato.
Floccari 6. È l’alfiere che fa salire la squadra e allarga il gioco sulle fasce. Ogni tanto attrae su di sé 4 difensori aprendo spazi alle ali. Svolge un ruolo di sacrificio e si fa trovare pronto dagli 11 metri.
dal 13’ s.t. Crespo 6.5. Idem come sopra. Mezzo voto in più per il bellissimo goal che chiude la partita già al 75’: un colpo di biliardo!
Sculli 6.5. È un uomo d’onore: dopo il fallo omicida di Campagnaro su Amelia aveva giurato vendetta. E così è stato. Sul rinvio del portiere genoano si intrufola nella difesa napoletana e finge una raffica di shrapnel alle gambe. Cade, si conquista il rigore e ristabilisce la parità numerica. Baciamo le mani!
dal 1’ s.t. Palacio 7. È davvero una Joya. Il suo codino fa impazzire Aronica, quando parte palla al piede è incontenibile. Si muove dall’esterno e si accentra, tagliando come una fetta di burro la retroguardia partenopea. Splendido il suo assist per Crespo, incredibile quando retrocede al limite dell’area rossoblu per recuperare palla. Bellissimo!
lunedì 31 agosto 2009
Cinico e rapace: il Grifo passa a Bergamo
venerdì 28 agosto 2009
Missione compiuta
Il Grifo, che poteva contare sul vantaggio dell'andata, ha impostato la partita nel miglior modo possibile: attraverso le parole di Pinuccio Brenzini ho potuto intuire le mosse di una squadra che, non disdegnando il gioco offensivo, ha saputo difendersi con ordine senza concedere molto ai danesi. Al 15' non ce l'ho più fatta: mi sono alzato dal divano e ho iniziato a camminare nervosamente lungo il viale antistante casa. Nell'istante in cui i vicini stavano chiamando l'Aster per l'asfaltatura del tracciato da me percorso, Lucho ha segnato. Ma nella porta sbagliata.
Ho spento la radio, l'ho gettata nel bosco e, incazzato come una vipera, ho provato a distrarmi con Super Quark: un'interessante documentario su capodogli e calamari giganti ha funzionato a mo' Xanax.
Ma, nonostante la volontà di sottrarmi al martirio, le notizie da Odense mi giungevano via cellulare. Mentre per tv infuriava la battaglia tra orche e balene, il mio fedele compagno di gradinata mi ha inviato il seguente sms: Criscito re di Genova. Rinfrancato dal messaggio, anche mio padre che fino a quell'istante aveva deciso di preservare le proprie coronarie, ha voluto sintonizzasi su Telenord per verificacare l'autenticità della notizia: il faccione gaudente di Giulio Vignolo ci ha confermato il pareggio. A quel punto l'Odense avrebbe dovuto segnare due goal per protrarre lo scontro ai supplementari e inebriato dal sapore di Europa ho addirittura aiutato mia madre a stendere i panni bagnati: roba da Genoa!
Il secondo tempo è stato praticamente all'insegna della tranquillità: terminato il documentario, con un solo pensiero in testa ho visionato le foto delle vacanze: mai più partite in FM!
giovedì 27 agosto 2009
Buona la prima!
Dopo le fatiche di Europa League, Gasperini opta per un mini turn over: fuori Bocchetti (infortunato), Milanetto, Criscito, Palacio e Figueroa, e spazio al Papa greco, Zapater, Modesto, Rossi e Crespo. E' la Roma di Spalletti il primo avversario ad incrociare le baionette con il Vecchio Balordo: una squadra che, seppur in difficoltà societaria, sa vender sempre cara la pelle.
E così è stato anche in questo esordio del campionato 2009/10. A differenza della gara europea, a centrocampo Zapater ha saputo dare maggior consistenza, mentre Papastatopoulos ha ben sostituito Bocchetti; Mesto, invece, schierato come esterno di attacco, non ha saputo offrire lo stesso rendimento di Palacio. La difesa, orfana di un vero centrale di ruolo, ha tenuto botta. Ma è altresì vero che, giocando spesso sul filo del fuorigioco, ha spesso lasciato spazi che Totti non ha trasformato solo grazie alle prodezze di Amelia. Sulla mediana Juric ha spesso pasticciato, mentre in avanti Crespo è spesso rimasto troppo isolato. Il bomber argentino ha svariato su tutto il fronte di attacco, sfiorando la marcatura in diverse occasioni.
Ma l'nerzia della partita, e inutile nasconderlo, è cambiata nel secondo tempo con gli ingressi di Criscito e Palacio: proprio il neo-azzurro ha siglato il goal del vantaggio rossoblù, mentre La Joja ha sistematicamente creato superiorità numerica con i suoi dribbling. Ma dopo la rete, come accaduto contro l'Odense, i ragazzi di Gasperini si sono disuniti, lasciando troppi spazi a Totti, Menez e Taddei. Proprio quest'ultimo ha ristabilito la parità con un tap in sulla linea di porta, mentre il Pupone ha siglato la rete del momentaneo vantaggio giallorosso, con una deviazione fortunosa su tiro di Guberti.
A questo punto il Genoa ha proposto agli oltre 23 mila abbonati ciò che ogni tifoso vorrebbe dalla propria squadra: il carattere. Zapater, padrone del centrocampo genoano, ha pareggiato con una punizione magistrale. Poco dopo, invece, è stato Biava, graziato in precedenza dall'arbitro Morganti, a dare il successo definitivo al Grifone.
Buono l'esordio di campionato, soprattutto se si tiene conto dei numerosi cambiamenti estivi: le potenzialità di questo gruppo sono enormi, i margini di miglioramento altrettanto.
Ci sarà di che divertirsi!
sabato 22 agosto 2009
Ritorno all'Europa
Terminata scalinata Montaldo, il ricordo è andato inevitabilmente alle sfide che hanno reso leggendario il precedente cammino europeo: Oviedo, Steaua, Dinamo Bucarest, Liverpool e Ajax. Per un bambino che allora aveva appena 11 anni, quelle partite resteranno per sempre scolpite nella memoria. Ma le emozioni per i gol di Branco, Shuravy e Aguilera vanno archiviati sotto la voce “passato”. Il vecchio mercoledì di coppa con mio padre, oggi, cede il passo al giovedì di Europa League. Sentimentalismi che hanno lasciato il posto alla brama di vittoria, non appena l'arbitro francese ha fischiato l'inizio del match.
Il caldo intenso ha finito per agevolare il Grifone che, dopo 8 minuti, si è trovato in vantaggio grazie ad un goal fortunoso propiziato da un tiro di Sculli. La squadra, ancora in rodaggio dopo le cessioni di Milito e Motta, ha stentato soprattutto a centrocampo: dopo il vantaggio, i danesi si sono fatti pericolosi fino a colpire la traversa con un potente tiro da fuori. Il Genoa, viaggiando al 25 % delle proprie potenzialità, ha lasciato intravedere sprazzi di bel calcio, sopratutto grazie alle giocate di Palacio e all'impegno di Figueroa. La difesa, ben guidata da Moretti ha neutralizzato Djemba-Djemba, mentre le uniche difficoltà sono arrivate dalla linea mediana e dallo scarso dinamismo di Milanetto.
Nella ripresa il Genoa ha chiuso il discorso qualificazione, salvo poi riaprirlo da sè medesimo: la doppietta di Figueroa e l'ingenuità di Criscito hanno fissato il risultato finale sul 3-1.
Quello contro l'Odense è stato un buon debutto europeo, soprattutto in virtù delle tante defezioni e della condizione fisica ancora approssimativa. Alcune individualità meritano un'attenzione particolare: Palacio è un ottimo giocatore, capace di puntare l'uomo e di saltarlo sistematicamente, mentre Moretti non fa certo rimpiangere Matteo Ferrari. Lucho ha dimostrato, semmai ce ne fosse stato bisogno, di essere estremamente utile alla causa rossoblù. Il rovescio della medaglia, invece, è quello di un centrocampo che, dopo l'era Thiago Motta, è tornato ad essere troppo lento e compassato. Il risultato maturato a Marassi è certamente un bottino non trascurabile, ma il goal subito impone un'attenzione particolare alla trasferta in terra danese.
mercoledì 29 luglio 2009
Quale stadio possibile?
È stato un video su Youtube a farmi porre veramente la domanda: è necessario a Genova un nuovo stadio? Lo studio in questione, realizzato da Studio r.b.z, prevede un progetto di riqualificazione della Val Bisagno: copertura del torrente, nuovi spazi verdi, ottimizzazione della viabilità con linea del tram, 600 posti moto e 1200 per le auto, ingresso alternativo per i pullman delle squadre e nuovi spazi per le tifoserie ospiti. Condizione necessaria affinché lo sviluppo sia davvero fattibile, ovviamente, è l’abbattimento delle carceri.
Il video circolato in rete pone sicuramente degli interrogativi circa la sua effettiva realizzabilità, soprattutto la copertura del Bisagno e l’alluvionalità della zona destano più di una preoccupazione, ma l’alternativa di un nuovo impianto a Sestri Ponente, lascia comunque non pochi dubbi. L’ipotesi di una Tazza con annesso centro commerciale, del tutto avulsa dal tessuto sociale cittadino, in una zona da sempre congestionata dal traffico, pone con estrema rilevanza la seguente domanda: quale giovamento ne avrebbe la cittadinanza?
Oltre ai guadagni che ne trarrebbero i privati, Preziosi e Garrone in primis, in molti sostengono la bontà di tale causa adducendo un incremento dei posti di lavoro: in tempo di crisi, però, la risposta della città non credo debba passare esclusivamente attraverso l’edificazione, a meno che il tanto pubblicizzato Urban Lab e il concetto di città partecipata non comprendano la Gronda e il nuovo stadio. Quale è il modello che Genova vuole seguire?
Forse sarò il solito bolscevico o anarco-insurrezionalista, ma credo che la città abbia bisogno di luoghi, non di isole. Di posti dove aggregarsi e discutere, non di lager in cui spendere. Perché di questo stiamo parlando: lo stadio è una scusa, il centro commerciale annesso è il vero obiettivo. Ristoranti, negozi e shopping prima della partita, ma di cosa stiamo parlando?
Di ingrossare le tasche di imprenditori già titolari di veri imperi.
È questa l’urbe che vogliamo, una città a misura di macchina e banconota?
Non voglio passare per retrogrado o genoano, ma Genova deve dare un segnale di discontinuità: se la linea europea è quella che conduce all’Emirates Stadium, non è detto che noi si debba seguire lo stesso indirizzo.
L’Italia non è l’Inghilterra, e con un po’ di programmazione si possono raggiungere ugualmente grandi traguardi sportivi. Genoa e Sampdoria, del resto, non sono proprio ai margini del mondo calcistico continentale. Sacrificare la vivibilità cittadina in nome della viabilità o del pallone, beh, non avverrà con il mio assenso.
A proposito: quest’anno ho rinnovato l’abbonamento per l’ennesimo anno!
lunedì 20 luglio 2009
Lettera a Oliviero Beha
"Caro sig. Beha,
sono un tifoso genoano ma, soprattutto, un suo estimatore. Trovo i suoi commenti sempre molto accurati e, ahimè, molto veritieri. Proprio in virtù della stima professionale che nutro nei suoi confronti, vorrei esporle le motivazioni per cui il suo ultimo commento, andato in onda domenica 19 luglio 2009 sulla pagina sportiva del Tg3, non mi trova d'accordo.
Vorrei precisare: le sue considerazioni su Moggiopoli mi trovano in piena sincronia. In Italia, purtroppo, si è giustizialisti nell'immediato, ma nella sostanza nulla cambia. E così anche nel calcio, dove i conflitti di interesse che dilaniano il nostro paese, si rispecchiano perfettamente nel rettangolo di gioco. Se ci mettiamo poi la vittoria del Mondiale (un'autentica sventura!!!), tutto il marcio emerso dall' inchiesta di Napoli è stato cancellato con un sol colpo di spugna.
Insomma a farla breve: sono persuaso come lei che nulla sia cambiato.
Sono tifoso, ma non uno sciocco. Rossoblù sono i colori che fin da bambino mi hanno fatto amare il calcio ma, come cittadino, ho il dovere di essere obiettivo. Enrico Preziosi non è certamente un santo, lo dimostra il pastrocchio di Genoa-Venezia e tutte le vicissitudini giudiziarie che ha dovuto sostenere in questi anni. Ma il suo commento, che per contenuti mi trova parzialmente d'accordo, non mi trova affatto allineato, invece, sulle modalità e sulle tempistiche con cui è avvenuto. Il Genoa, a causa degli eventi sopracitati, ha pagato ampiamente e di sua sacca. E ci tengo a sottolineare: giustamente. È altresì vero, però, che chi si macchia di un reato, o di un illecito, non è colpevole per sempre. Scontata la pena, il Genoa ha riniziato la sua risalita.
Io non credo che Preziosi e il Genoa, da come si poteva evincere dal suo commento, siano il simbolo di questo nuovo ciclo, altrettanto marcio, del calcio italiano. Prendiamo ad esempio la Fiorentina: da quando i Della Valle si sono allineati, e ci sono le prove, la squadra si è posizionata sempre tra le prime quattro. Casualità? Se si parla giustamente delle vicissitudini giudiziarie di Preziosi, mi piacerebbe sentire anche della poco etica delocalizzazione operata dalle industrie di Della Valle che, sfruttando la manodopera rumena, riesce a comprare Mutu e Gilardino. Senza dimenticare la collusione con lo scandalo di due anni fà!
A voler essere sintetici: è giusto denunciare il marcio del calcio, ma non mi piaciono i capri espiatori. Se Preziosi è colluso è giusto dirlo ma, ad onor del vero, sarebbe altrettanto giusto denunciare tutto il sommerso pallonaro. Cosa che del resto Lei ha sempre fatto. Il Genoa è vero: la scorsa stagione ha usufruito di favori arbitrali, ma anche la Fiorentina ne ha avuti. Questo non assolve una o l'altra parte: non sopporto l'impostazione tipicamente italiana del "tutti rubano, nessun colpevole". Chi sbaglia deve pagare a prescindere dalle responsabilità altrui.
Ma da un giornalista valido come Lei, invece, avrei gradito uniformità di giudizio nella medesima sede, quella coerenza che la professione giornalistica impone e che permette all'ascoltatore di formarsi l'opinione del reale.
Con cordialità,
Francesco Pedemonte"
domenica 12 luglio 2009
mercoledì 8 luglio 2009
sabato 4 luglio 2009
domenica 28 giugno 2009
Genova Pride 2009
Una delle manifestazioni più belle a cui abbia mai partecipato.
Ecco qualche istantenea dal Genova Pride 2009...
sabato 27 giugno 2009
Ciao Michael, Smooth Criminal
giovedì 25 giugno 2009
Manituana: quando la Storia è sbagliata
La tradizionale versione accademica, soprattutto in virtù della filosofia illuminista ed empirista, propone di questo periodo un racconto che pone particolare enfasi all'anelito libertario che mosse le 13 colonie d'oltreoceano. A me, invece, piace porre l'accento su quelli che furono i veri motivi dell'indipendenza. Se di libertà si vuole parlare, in questo caso, è bene accompagnare il sostantivo con l'attributo economica. È indubbio, infatti, che il regime fiscale inglese, soprattutto dopo la Guerra dei 7 anni, fosse motivo di impedimento allo sviluppo coloniale americano. Non solo, ma l'atteggiamento di Buckingham Palace nei confronti dei sudditi d'oltremanica era paragonabile a quello che la corona aveva nei confronti di qualsiasi altra colonia: attenzione alla salute dell'impero, ma non ai singoli particolarismi regionali. Ma più profondi, a mio avviso, furono i motivi del malcontento coloniale. Ragioni da ricercare soprattutto nella procrastinata espansione territoriale.
Nel 1763, infatti, al termine del conflitto con i Francesi, Giorgio III emanò la cosiddetta Proclamation Line: l'intento inglese, al fine di stabilizzare i rapporti con i nativi americani, soprattutto con quelli che risiedevano nei territori ex-francesi, era quello di disciplinare l'espansionismo coloniale, ponendo gli Appalacchi come estremo confine occidentale. I coloni americani percepirono tale misura come un atto di dispotismo e di inaccettabile limitazione della libertà, soprattutto in virtù del recondito desiderio di appropriarsi delle mitiche terre occidentali. Da qui il malcontento verso una madrepatria che, a loro avviso, tutelava maggiormente gli interessi di 'selvaggi inferiori'. Se a queste, si sommano anche quelle più spiccatamente economiche, il quadro delle ragioni americane è completo.
Ed è in questo complesso scenario storico che si inserisce la storia di Manituana e della Confederazione Irochese. Una nazione che decise di rimanere fedele al Padre Inglese, soprattutto per motivi di mera sopravvivenza. L'atteggiamento di Londra, soprattutto nei confronti degli indigeni americani, molto assomigliava a quello che l'Impero Romano imponeva alle popolazioni assoggettate: concessione di una formale autonomia che ovviamente rispondeva a esigenze di controllo inglesi. Tale libertà, ovviamente, strideva con gli interessi e le brame di sviluppo delle colonie americane.
Nelle pagine di Wu Ming e nel tentativo degli Irochesi di opporsi alla libertà dei coloni, si può leggere chiaramente l'anticipazione del massacro indiano, di quel sangue di cui troppo spesso sono macchiate le mani delle moderne democrazie. L'autonomia dei futuri Stati Uniti d'America, passa sì dall'anelito libertario delle colonie, contrapposto all'autoritarismo tipico dell'Ancient Regime, ma passa anche per quelle istanze tipiche del capitalismo che, troppo spesso, guardano al sacrificio del più debole come un effetto collaterale lungo la strada dello sviluppo.
Nelle pagine di Manituana il rozzo possidente Jonas Klug acquisisce con l'inganno terre indiane da secoli nelle mani degli indigeni della valle del Mowack. È l'alcool il grimaldello con cui li droga. Terra, sempre la terra. Chissà se il diritto naturale alla proprietà sia davvero il lavoro: gli indiani non la pensavano così e sono stati sterminati.