Il Grifone, poco abituato al volo d'altura, iniziava l'aspra lotta timoroso degli alfieri rossoneri, soffocando la sua rapace indole e esponendosi eccessivamente al fuoco delle bordate lombarde. Solo la provvidenza, invocata come sempre dal devoto brasiliano, alleggeriva la portanza alle ali del mitico animale.
Ma chi l'ha dura la vince, e il paladino d'oltremanica, in un impeto vincente, disegnava una parabola velenosa che sembrava indirizzare la contesa in senso avverso.
Per necessità e lungimiranza, lo stratega di Grugliasco mutava aspetto alla truppa: il riposo e le ritrovate forze conferivano al Grifone quel nobile aspetto che tutto il regno ha finora rimirato e, armato di scimitarra e fioretto, conquistava il centro della lotta, costringendo la truppa del satrapo nano a chiudersi entro le barricate. Solo i cavalieri d'oltreoceano impensierivano la retroguardia rossoblù, ma l'impeto dei liguri guerrieri metteva a dura prova i vecchi difensori dirimpettai.
In questo franger di urla e metalli, si ergeva dal clamore la nobile figura del Principe di Baires, elegante come un cigno e spietato come le creature degli abissi. L'alfiere della riscossa dapprima scrollava le mura vacillanti della difesa avversaria, e poi riequilibrava le sorti della contesa con la precisione del calibro.
Al fin della disfida l'eroe sorride. E con lui un intero popolo, che gaudioso ne narra le supreme gesta.