mercoledì 9 luglio 2008

Non sappiamo più ridere?

È da quando ho 17 anni che seguo le vicende politiche di questo nostro paese. Oggi ne ho 27 e mi pare che non siano stati fatti significativi passi in avanti. Berlusconi è oramai alla quarta legislatura, su di lui sappiamo tutto e purtroppo lo conosciamo bene.

Seguendo la manifestazione 'No Cav' in piazza Navona ho vissuto un deja vu: uso privatistico dello stato, impunibilità per le più alte cariche istituzionali, controllo dei media, leggi ad personam e norme razziste. Il cavaliere ha ripreso laddove aveva abbandonato due anni or sono. L' azione di governo segue un interesse ben preciso: il suo. Fa le stesse cose da 14 anni a questa parte. Se dopo il porcellum, la legge Gasparri, la legge Biagi e la Bossi-Fini, se dopo le violenze del G8 e dopo aver portato il paese in guerra, ebbene, se dopo tutte queste e altre nefandezze che non cito per esigenze di spazio, la maggior parte degli italiani ha votato per lui, significa che più di metà paese in lui si identifica e, di conseguenza, se lo merita. Di certo non rappresenta me, e questo mette in luce i limiti della democrazia: la maggioranza non sempre sceglie in modo razionale. Se siamo lo zimbello d'Europa qualche motivo ci sarà, la nostra classe politica è specchio di una società ormai avvilente. Anche cercandoli non riesco ad individuare modelli positivi e non mi rimane che trovare nell'unico la sola ancora di salvezza: una collettività che esprime l'attuale dirigenza politica non può che essere fallimentare.

Dopo che Sottile, il portavoce di Fini, ha scambiato la Farnesina per un bordello, oggi le intercettazioni telefoniche ci restituiscono un premier che dispensa gabinetti a seconda dei favori sessuali a lui somministrati. Ma non ce l'ho con Berlusconi. So chi è, lo conosco. Da lui non mi aspetterei azioni e pensieri diversi da quelli che attua o produce. Politicamente e umanamente è esattamente agli antipodi da me. Me la prendo, piuttosto, con la finta sinistra. Se il 'piazzista di Arcore' è ancora libero di devastare costituzione e paese, è perchè da più di 2 lustri Veltroni e compagni hanno commesso errori imperdonabili: quando uno sbaglio si ripete, la responsabilità è patente.
Ricordo bene l'ultima campagna elettorale: piatta. Veltrusconi era l'unica alternativa possibile. I due candidati premier si inseguivano sugli stessi temi e sulle medesime proposte. La sinistra, alla disperata ricerca di voti, si è dimenticata di essere alternativa alla destra, omologandosi così, già da diversi anni a dire il vero, alla proposta del cavaliere. E allora come non condividere l'intervento di Beppe Grillo: «in tre mesi – ha detto il comico riferendosi a Veltroni – ha sciolto il governo, perso il Comune di Roma e disintegrato tutti partiti di sinistra». I fatti sono inconfutabili.

È incomprensibile, ad esempio, la difesa ad oltranza che il quotidiano 'La Repubblica' produce ogni giorno a favore del Partito Democratico. L'attenzione del giornale, ancora oggi, invece che focalizzarsi sul lodo Alfano, si è spostata sulle presunte offese di Grillo e Guzzanti a Presidente della Repubblica e al papa. Riporto le frasi incriminate:

Grillo su Napolitano
«Dicono che offendo il Presidente della Repubblica. Io Morfeo non l’ho mai offeso. Sonnecchia. Firma delle cose. Questo patto della “Banda dei 4”. Ha firmato una cosa… Ve lo immaginate voi Pertini che firmava una legge che lo rendeva immune dalla giustizia italiana? Ma io non mi immagino neanche Ciampi, non riesco neanche a immaginarmi Scalfaro a fare una cosa così».

Guzzanti su Ratzinger
«Tra 20 anni sarà morto è andrà all'inferno dove sarà conteso da due diavoli frocissimi e attivissimi, non passivissimi».

A me non sembrano assolutamente dei turpiloqui, almeno che non si considerino tali anche gli strali che il più gran comico italiano, Dante Alighieri, indirizzava a papi simoniaci e politici. È incredibile la polemica che ne uscita. Sentendo gli interventi integrali di Beppe Grillo e Sabina Guzzanti, ho invece avuto l'impressione che i due comici avessero fatto uno spaccato preciso del panorama italiano e non, come sostiene qualcuno, un favore a Berlusconi. Comici, sempre i comici. Peccato che gli italiani non sappiano più ridere!

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