martedì 5 agosto 2008

E ancora MCR


Bella Ciao (Italian Combat Folk for the Masses) è l’ultimo album dei Modena City Ramblers, ma soprattutto è il primo lavoro pensato per un mercato alternativo a quello italiano. Gran parte delle canzoni appartengono al repertorio storico del gruppo, dal primo disco Riportando tutto a casa (1994) fino al recente Dopo il lungo inverno (2006), brani re-incisi in due sessions diverse presso lo studio bunker di Rubiera. Piccola curiosità: in fase di registrazione il titolo pensato era proprio Tunes from the Bunker.

«Il progetto - rivela Massimo Ghiacci, bassista e storico membro della band modenese - risale a due anni fa, all'epoca delle registrazioni di Dopo il lungo inverno. Assieme a Terry Woods si pensava ad un disco-presentazione per l'estero, così - continua - non abbiamo perso tempo e, tra settembre 2006 e febbraio 2007, abbiamo dato vita al disco, cercando di privilegiare soprattutto l'aspetto live delle incisioni».
Come accennato, alla realizzazione di Bella Ciao ha collaborato anche Terry Woods, membro dei Pogues e storico alfiere della scena folk-rock britannica degli anni ’70. Grazie al suo aiuto sono state scelte le tracce che, come ribadito dal bassista dei MCR, «sono una presentazione dei Ramblers per il pubblico straniero». Woods ha individuato i punti di forza della band modenese, condensandoli in una scaletta che potesse far ballare anche oltre i confini italiani. Si possono così ascoltare canzoni come La Banda del sogno interrotto, Viva la Vida, Clan Banlieue, Mia dolce rivoluzionaria, El Presidente e i Cento Passi. Alcune canzoni, come Ebano (divenuta Ebony) e Musica del Tempo (Music of the Time), sono state trasposte in inglese. Altre, come Bella Ciao, sono state invece ribattezzate in Partisan’s Bella Ciao. Spazio, infine, anche a due inediti: Bella Ciao, nella storica versione delle mondine, e Roisin the Bow: «abbiamo cercato di insistere sull'originalità del suono dei Ramblers - rivela Massimo - inserendo quei brani che meglio contraddistinguono il nostro combat folk, quelli che potrebbero meglio identificare il nostro sound anche ad un pubblico estero. Senza dimenticare - continua - la militanza e quegli aspetti che caratterizzano il nostro mondo».

Quali sono - chiedo - le canzoni che maggiormente vi danno soddisfazione durante un concerto?
«Suonare è sempre una gioia - dice Massimo - anche se ci sono momenti che fanno veramente la libidine del musicista. Quando proponiamo, una dietro l'altra, Viva la Vida, Una perfecta excusa e El presidente, ebbene, è uno di quegli istanti. Senza dimenticare - continua - Bella Ciao e Roisin the Bow, che ci lega al ricordo di Luca». Proprio a Luca Giacometti, genovese e storico membro del gruppo, scomparso di recente, è dedicato l'ultimo lavoro: «torniamo sempre molto volentieri sotto la Lanterna, fin dai tempi in cui ci esibivamo all'Albatross. Tornare in città senza di lui - continua Massimo - ha sicuramente una forte componente affettiva».
Nella pentola dei Ramblers c'è un gran bollire e sono molti i progetti in programma: «nell'autunno 2009 - rivela Ghiacci - porteremo in giro per tutta la penisola Carrozze di terza classe, uno spettacolo teatrale che sarà anticipato da un nuovo album». Ma da fan degli MRC non posso esimermi da una domanda che mi sta particolarmente a cuore: che effetto fa ascoltare Quarant'anni e riconoscerla attuale a quasi 15 anni di distanza? «È triste - risponde Massimo - quella canzone era stata scritta all'indomani degli attentati di Falcone e Borsellino. Riascoltarla adesso mi fa pensare che la storia si ripete».

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