mercoledì 27 agosto 2008

Buck e la civiltà

Che cosa è la civiltà? Qualcuno potrebbe rispondere progresso e benessere, altri ordine e evoluzione sociale o tecnologica, qualcun'altro produttività e guadagno. E se invece la risposta fosse: alzarsi ogni mattina, prendere la metropolitana alla stessa ora, 8 ore di ufficio, tornare a casa e così di seguito per ogni giorno? È una delle tante possibili prospettive.

Già nel 1903 Jack London aveva rilevato l'appiattimento e l'impotenza che comportano le forme di vita nella società di massa. Il Richiamo della foresta era il libro in questione. Nelle avventure del cane Buck, incrocio tra un san Bernardo e un pastore scozzese, c'è la voglia di assoluto che solo un io imprigionato può avere.

Che cosa è il mondo da cui Buck decide di allontanarsi?
Una società violenta, opportunista e traditrice. Una realtà di sopraffazione, in cui vige la regola del profitto senza regole e dello sfruttamento. Nessun rispetto per animali e persone. Una vita monotona e ripetitiva che si svolge con meccanica regolarità. Un mondo che non conosce «altra legge al di fuori di quella della zanna e del bastone».
In tanta negatività c'è però un barlume di speranza, un'abbaglio di amore rappresentato dall'amicizia con John Thornton. Ma è la morte, peraltro violenta, a spezzare questo legame. A Buck non resta che seguire il richiamo, «correndo libero negli spazi aperti, con sotto i piedi la terra intatta, e il vasto cielo sopra di sè».

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