martedì 11 dicembre 2007

Lavoro, leggi e sicurezza


Nonostante avesse posto la fiducia, il governo Prodi sul pacchetto sicurezza ha vacillato al limite della caduta. Ironia della sorte, proprio mentre in Senato si discuteva, la sicurezza era un tema di estrema attualità in quelle ore. Un aspetto della sicurezza, però, che troppo spesso viene colpevolmente ignorato e sottovalutato: la sicurezza sul lavoro. Dal 2001 ad oggi, ci sono stati circa 8000 morti sul posto di lavoro. Si spendono soldi per rifinanziare guerre travestite da missioni di pace, mentre troppo poco si investe per tutelare i lavoratori e garantire loro la necessaria sicurezza . Nelle fabbriche, nei cantieri e sulle banchine dei porti, le persone continuano a morire. Dopo l'11 settembre, in Italia, il lavoro ha certamente fatto più morti che il terrorismo internazionale. Deduco, quindi, che in un'ipotetica graduatoria di priorità, le cosi chiamate "morti bianche", dovrebbero avere precedenza sull'esportazione della democrazia. Mi aspetto, quindi, investimenti proporzionati a seconda delle priorità in questione. Non è forse un problema di pubblica sicurezza garantire l'incolumità dei lavoratori nell'adempimento delle loro funzioni? Mi chiedo questo, perchè se Prodi afferma che la sicurezza sul lavoro è sufficientemente regolata dalla vigente legislazione, è bene ricordare che certe norme del pacchetto sicurezza appena approvato, sono quanto meno ridondanti. Infatti il decreto n 54 del 18 gennaio 2002 del Presidente della Repubblica all'art 1 com. 1 cita: "I cittadini di uno Stato membro dell'Unione europea hanno libero ingresso nel territorio della Repubblica, fatte salve le limitazioni derivanti dalle disposizioni in materia penale e da quelle a tutela dell'ordine pubblico, della sicurezza interna e della sanita' pubblica in vigore per l'Italia". Questo per dire che molto spesso le azioni del fare politico si concentrano sui problemi a seconda che questi suscitino più o meno clamore. Gli stranieri e, in particolar modo i rumeni, vengono avvertiti come un imminente pericolo sociale: è stata addirittura approvata una legge su misura per le loro espulsioni! Per inciso, vorrei ricordare che proprio la nazionalità rumena, tra le straniere presenti in Italia, è quella che paga il più alto prezzo in termini di morti sul lavoro. I morti della ThyssenKrupp, purtroppo, sono gli ultimi di una serie inaccettabile di veri e propri "assassinii". Luciano Gallino su la " Repubblica" di venerdì 7 dicembre ha sottolineato come oggi, forse più di ieri, la cultura d'impresa abbia come priorità la produzione, il fatturato, il bilancio e la competitività, a scapito del destino delle persone artefici del buon andamento dei parametri appena citati. I diritti dei lavoratori e le condizioni generali di lavoro sono regredite di almeno 50 anni, con buona pace dei sindacati che oggi si affannano in j'accuse, ma che ieri hanno firmato un patto sul welfare che ha trovato dei fieri oppositori proprio nei lavoratori dell'industria pesante. L' Italia è una Repubblica basata sul lavoro? Che il Governo si adoperi affinche l'Italia non sia una Repubblica basata sulle morti nel lavoro.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Spero faccia piacere a tutti se mi permetto di segnalare un iniziativa veramente interessante dedicata al mondo della Sicurezza sul Lavoro, della Tutela Ambientale, della Qualità, della Privacy e dell’Etica.
Visitate il sito www.si-web.it e fatemi sapere le vs. osservazioni.

Grazie