lunedì 4 maggio 2009

99 e 100: da Principe a Re!



Il racconto del 100° Derby della Lanterna parte dalla fine. Dalla galoppata solitaria di Palladino, dalla metà campo sguarnita della Samp e dalla tripletta di Diego Milito; dalla panchina rossoblù in piedi al passaggio smarcante di Milanetto, dalla corsa dell'attaccante napoletano che divora metri sotto la Sud e, infine, dal fiato sospeso della Nord. Il goal della definitiva vittoria rossoblù ha avuto un chè di teatrale, una sorta di esecuzione (sportiva s'intende), un rullo di tamburi prima del ko. E poi il clamore. Per chi era allo stadio, ovviamente di fede rossoblù, non poteva esserci miglior epilogo: immaginare lo sgomento dei tifosi blucerchiati di fronte all'incedere veloce di Palladino verso Castellazzi e all'inesorabile terzo goal di Milito. Vincere la stracittadina non basta, è la cartolina il vero trofeo da esibire.
Dopo 44 anni il Genoa fa bottino pieno nei derby, ma soprattutto rimane aggrappato alla zona Champions. La Fiorentina nel pomeriggio aveva battuto il Torino e il posticipo serale, oltre alle tradizionali componenti campanilistiche, diventava un viatico importante della stagione.
E' sempre la tachicardia la vera protagonista dei derby, un battito accelerato che è quasi impazzito quando Pazzini e Cassano hanno calciato alta la palla del possibile vantaggio doriano. Un boato incredulo, invece, ha accompagnato la parata di Castellazzi sul tiro a 90 km/h di Milito. Al vantaggio rossoblù, invece, più che esultare, ho badato alla mia sopravvivenza.
Se la partita di andata era stata brutta, quella di ritorno, pur non essendo Real-Barca, ha offerto emozioni a grappoli: il pareggio di Campagnaro, poco prima dell'intervallo, ha acceso la Sud e riequilibrato l'incontro. La seconda frazione di gioco ha immediatamente riaccelerato i battiti genoani: Sammarco, a pochi metri dalla linea di porta, ha sparato in gradinata il prezioso assist di Lucchini. Poco dopo, invece, sarà Pazzini ad appoggiare fuori di testa. Con l'odore acre dei fumogeni ancora nelle narici, il Genoa ha ripreso a ruminare calcio. In piedi sul mio seggiolino non avrei mai creduto di assistere ad una nuova pagina della recente storia rossoblucerchiata: il pareggio, infatti, sembrava il risultato più probabile. Ma non è stato di questo avviso il Principe che, approffittando di un rimpallo, ha fatto esplodere per la seconda volta la Nord. Tutta la gradinata, tranne una persona: io. Ho assistito quasi sgomento all'intervallo di tempo trascorso tra il rimpallo di Criscito e il goal di Milito, non capivo cosa stesse succedendo. Sono tornato alla realtà grazie alle spinte delle file alle mie spalle. Solamente al 3 a 1 ho potuto gridare la mia gioia al cielo. Non me ne vogliano i miei numerosi amici sampdoriani: ho goduto come un riccio!
Infine, per tutti quelli che lamentano lo scarso fair play in campo, vorrei ricordare che il calcio si chiama così non a caso: le due risse finali fanno parte dello show. Che non si facciano falsi moralismi sulla correttezza, sono situazioni di gioco che ci stanno: gli interpreti ne hanno poi pagato le conseguenze.
Un saluto ai cugini: ci vediamo il prossimo anno!

1 commenti:

Alef ha detto...

Un giornalista di Repubblica ha scritto una frase che mi è rimasta impressa: «Il derby è derby, non un esercizio di fair play».

Gran partita, agonismo alle stelle, ci voleva per la stracittadina più bella che c'è!