giovedì 30 aprile 2009

Deluso da me stesso

Sono deluso da me stesso. Oggi in metropolitana ho assistito ad una scena orripilante. Saliti sul convoglio, l'uomo entrato al mio fianco si avvicina velocemente ad una signora seduta, le mostra il tesserino da invalido e con fare estremamente brusco la esorta ad alzarsi. Vorrei precisare che l'uomo in questione, pur avendo apparentemente ragione, poichè si trattava di un posto riservato a mutilati ed invalidi, si è posto alla controparte in maniera molto agressiva, tale da suscitare sopresa e timore. La signora, spaventata dall'agire poco ortodosso del suo interlocutore, ha reagito ignorandolo. L'uomo, che non aspettava altro, ha incominciato una sequela di insulti, per lo più a sfondo razzista. Il vagone era popolato da italiani e cittadini stranieri e cosa ho fatto io di fronte all'inciviltà: niente. Come tutti sono stato zitto. Solamente un ragazzo equadoriano ha preso le difese della sua connazionale.

Questo fatto mi ha fatto riflettere: ho avuto paura e come una pecora sono rimasto silente. Sono fermamente antirazzista e sostenitore di una società multiculturale, ma credo di aver ancora molto da imparare: non basta essere progressisti a parole o pensieri. È necessario esserlo nei fatti, anche quando questi comportano un rischio immediato alla propria persona. Non nei discorsi da talk show o nelle discussioni tra amici al bar, ma soprattutto nei piccoli gesti quotidiani. Anche quando questi costano fatica. Non voglio essere ricordato come uno di quegli italiani intolleranti o leghisti, vorrei essere ricordato come una voce della minoranza dissidente. Eppure in questo frangente non l'ho dimostrato.
Chi scrive ha svolto servizio civile in un ufficio immigrazione e pensava di essere vaccinato di fronte a cose di questo tipo. Sono stato acquiescente e non riesco a perdonarmelo.

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