venerdì 14 novembre 2008

Il Genoa si inchina al cospetto della Signora


Avanti senza drammi. All’inizio del campionato una sconfitta contro la Juve era una possibilità più che probabile, oggi essere additati come la squadra rivelazione del torneo, a prescindere dalla sconfitta dell’Olimpico, è già motivo sufficiente per essere soddisfatti.
Detto questo, alcune valutazione sulla prestazione di Torino sono necessarie.

Il Genoa non ha ripetuto le partite di spessore che altrimenti aveva offerto a Milano e a Udine. Sin dai primi minuti ha sofferto l’aggressività bianconera e la difesa, soprattutto nei suoi elementi più inesperti, ha vacillato non poco sotto la spinta di Del Piero e compagni, tanto da essere infilata dopo appena 5' di gioco. La reazione c’è stata, ma limitata al genio di Milito: una giocata spettacolare finita di poco a lato e l’erronea segnalazione del guardalinee Griselli hanno negato al Principe di siglare la decima marcatura già nel primo tempo.
La squadra di Ranieri, invece, cinica come soltanto le grandi squadre sanno essere, ha raddoppiato al 25' con uno stacco imperioso di Amauri. Nonostante il doppio svantaggio, i rossoblù hanno provato a riequilibrare la partita ma la difficoltà a mettere palloni giocabili in mezzo e l’impalpabilità di alcuni elementi di Gasperini, in primis Gasbarroni e Palladino, hanno reso sterili gli attacchi liguri.
Nella ripresa il mister rossoblù ha buttato nella mischia Sculli: alcune buone giocate si sono viste fino al 10' del secondo tempo, poi la Juve ha messo in ghiaccio la partita per chiuderla definitivamente al 43’ con Iaquinta. Il rigore di Milito e l’autogoal di Papastathopoulos hanno chiuso la partita sul 4 a 1.

La sconfitta, seppure con un passivo eccessivo, è più che meritata.
Il Genoa è sembrato troppo fragile in difesa, mentre a centrocampo la riflessività di Motta è risultata lentezza al cospetto di mastini come Sissoko e Nedved. D’altro canto la formazione iniziale ha lasciato più di una perplessità: Potenza non si è risparmiato, ma la qualità dei suoi cross non è riuscita neppure ad scalfire la resistenza di Chiellini e Legrottaglie. Gasbarroni non ha svolto il lavoro di disturbo tra le linee, mentre Palladino ogni tanto ha gigioneggiato troppo. Ferrari, Juric e Milito si sono sobbarcati rispettivamente gli oneri dei singoli reparti: troppo poco per pensare di strappare anche solo un pareggio a questa Juve.

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