lunedì 8 dicembre 2008

Milito: Principe del derby



Il derby non è una partita come le altre. L'ipocrisia di chi afferma il contrario è costantemente smentita dagli atteggiamenti dei calciatori, dalla passione dei tifosi e dal fermento di una città intera.
Novanta minuti di pura sofferenza e una settimana di totale irrazionalità: statistiche, cabale, stati d'animo altalenanti e tachicardia da stadio.
Inutile spiegare cosa significhi vincere o perderne uno: certe cose restano inspiegabili ai più. Un rito collettivo da consumare e condividere solo con chi prova le stesse emozioni.
E allora, spero mi perdoneranno i miei amici doriani, dopo una settimana in cui predicavo proditoriamente la sconfitta, a poche ore dall'inizio, ho avuto la premonizione della possibilità contraria: il tramonto sopra Genova, dopo una bellissima giornata autunnale, aveva i colori rossoblù. Non posseggo arti divinatorie, ma come un etrusco aruspice, ho letto il segnale in chiave propiziatoria.


Il derby è questo e molto più. Per scaramanzia è decidere di andare al campo con la macchina di un amico, è cambiare la fedele divisa da stadio perchè agli occhi della sorte non si tratta di una partita casalinga, è scegliere accuratamente ogni gesto compiuto per non alterare un meticoloso rituale che potrebbe condurre alla vittoria e, ovviamente, tante prese per il culo.
Lasciatemi passare il vocabolo, ma il calcio è anche questo: l'amore più disinteressato accompagnato dal turpiloquio più fantasioso.
Secondo FootballDerbies.com, infatti, il derby della Lanterna sarebbe tra le stracittadine più sentite di tutto il mondo e, indubbiamente, il primo d'Italia. E, se a guidare le due compagini avversarie sono due campioni del calibro di Cassano e Milito, ebbene, ecco spiegata la speciale alchimia del 99° derby di Genova.


Non c'è derby senza folklore e, ancora una volta, le due tifoserie hanno dipinto lo stadio con i colori dei rispettivi vessili. E pazienza se sul rettangolo di gioco, invece, di spettacolo ne sia apparso poco.
La partita è stata nervosa, rude, con interventi al limite del regolamento. Da un lato Milito ha saggiato le cure amorevoli di Campagnaro, Gastaldello e Accardi, dall'altro Cassano è stato accolto dagli abbracci poco fraterni di Milanetto e compagni.

Ma non voglio fare il finto sportivo, il commentatore corretto ad oltranza o passare per il Fazio della situazione: alla fine quel che conta è la vittoria!
E la bilancia del Ferraris, questa volta, ha pesato a favore del Genoa, trascinato al trionfo da Diego Milito.

L'eleganza aristocratica del Principe illuminato, unita alla spietatezza, sportiva s'intende, del barbaro saccheggiatore: questa la perifrasi migliore per descrivere l'imperioso stacco di testa che, al 5' del secondo tempo, ha permesso al Genoa di aggiudicarsi il match.

In una partita così sentita, ovviamente, non potevano mancare le recriminazioni, peraltro condivisibili, per un goal annullato all'imberbe Fornaroli.
Ma lasciatemi scrivere: così la vittoria è ancor più bella.
Almeno fino al prossimo derby!



2 commenti:

Anonimo ha detto...

fra sei stato quasi commovente

Anonimo ha detto...

come promesso sono venuto a cercarti...
è un caso che lo abbiafatto proprio stasera???
alla prossima chiacchierata sotto la pioggia